Nel 2025, Mozilla si trova a fronteggiare una crisi finanziaria che minaccia direttamente la sopravvivenza del browser Firefox. Questa situazione però non nasce da una crisi tecnologica, bensì da un contesto normativo. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avviato una serie di proposte per limitare il monopolio di Google nel settore delle ricerche online.

Una delle misure sarebbe il divieto per Google di pagare i browser per essere il motore di ricerca predefinito nei browser di terze parti, incluso Firefox. Per Mozilla, questa proposta rappresenta una potenziale catastrofe. Il 90% delle entrate del browser Firefox, e l’85% delle entrate complessive dell’organizzazione, proviene da un accordo con Google. Quindi, la perdita improvvisa di questi fondi potrebbe generare una spirale negativa di riduzione degli investimenti; seguirà anche la perdita di utenti e, infine, il collasso del progetto.
Il ruolo dell’accordo con Google nella sostenibilità di Mozilla
L’accordo tra Mozilla e Google prevede che il motore di ricerca sia impostato come predefinito in Firefox. In cambio Mozilla riceve un contributo economico annuo superiore ai 500 milioni di dollari. Questa cifra è sufficiente a coprire quasi integralmente i costi operativi del browser; incluse le altre iniziative sostenute dalla Mozilla Foundation. La dipendenza da questo accordo è fortemente radicata; secondo quanto affermato dal CFO Eric Muhlheim, senza questi fondi sarebbe necessario operare “tagli significativi in tutta l’organizzazione“. I tagli comprometterebbero lo sviluppo del prodotto, rendendo Firefox meno competitivo rispetto a Chrome e Safari. In questo contesto, è facile prevedere una perdita progressiva di utenti, con ulteriore calo delle entrate e aggravamento della crisi.
Mozilla ha già tentato alternative in passato; nel periodo tra il 2014 e il 2017, aveva impostato Yahoo come motore di ricerca predefinito. Tuttavia, il risultato fu deludente; molti utenti cambiarono browser. Più recentemente, uno studio interno ha dimostrato che sostituire Google con Bing comporterebbe un notevole calo delle entrate. Un eventuale accordo esclusivo con Microsoft sarebbe meno vantaggioso, poiché Bing non monetizza il traffico in modo efficiente quanto Google. L’assenza di concorrenza effettiva nel mercato dei motori di ricerca rende queste opzioni poco praticabili.
Rischi sistemici e implicazioni più ampie per l’ecosistema del web
La scomparsa di Firefox sarebbe un problema per l’intero ecosistema digitale. Firefox è l’unico browser mainstream che utilizza un motore di rendering non posseduto da una grande azienda tecnologica: Gecko. Gli altri due principali motori, Chromium e WebKit, sono controllati rispettivamente da Google e Apple. Se Gecko dovesse scomparire, il mercato dei browser perderebbe una delle ultime voci indipendenti, con conseguenze negative sull’innovazione e sulla neutralità del web.
Mozilla è da sempre impegnata in progetti orientati alla tutela della privacy, all’apertura del web e alla ricerca sull’uso etico dell’intelligenza artificiale. Tali iniziative rischiano di essere ridimensionate o cancellate in assenza dei fondi provenienti da Google. Eric Muhlheim ha sottolineato che l’uscita di scena di Firefox potrebbe rafforzare proprio quel monopolio che il Dipartimento di Giustizia intende combattere. Un effetto paradossale, che andrebbe contro gli stessi obiettivi della causa antitrust in corso.
Infine, anche se alcuni suggeriscono che Mozilla dovrebbe diversificare le sue fonti di entrate, l’esperienza di altri browser come Opera dimostra che questa strategia è complessa e non sempre replicabile. La pubblicità online, ad esempio, è meno compatibile con l’identità di Firefox, centrata sulla privacy e sul rispetto dell’utente.
Firefox: conclusioni
La crisi di Mozilla solleva interrogativi sul futuro del web. Il browser non è solo un prodotto tecnologico, ma un’infrastruttura critica per la diversità e la libertà dell’accesso a Internet. Il rischio è che, nel tentativo di correggere gli abusi di una grande azienda, si finisca per danneggiare irrimediabilmente una delle poche voci dissidenti rimaste.
Per questo motivo, qualsiasi intervento antitrust dovrebbe considerare attentamente le ricadute indirette sulle realtà più vulnerabili ma strategiche. Mozilla non può sopravvivere senza entrate stabili, ma il web non può permettersi di perdere Firefox.