In risposta alle nuove normative dell’Unione Europea, Apple deve permettere agli utenti iPhone, iPad e Mac di selezionare un assistente vocale diverso da Siri come predefinito. Il provvedimento nasce dal Digital Markets Act (DMA), normativa pensata per contrastare le pratiche monopolistiche dei big tech e garantire maggiore libertà di scelta agli utenti.

Fino ad oggi, Siri ha rappresentato l’unico assistente nativamente integrato sui dispositivi Apple. Questa novità impatterà direttamente non solo Apple, ma anche Google, OpenAI e Amazon. Ora avranno l’opportunità di integrarsi più profondamente nei dispositivi Apple all’interno del mercato europeo.
L’evoluzione normativa e la risposta di Apple
Le pressioni regolatorie dell’UE, in particolare attraverso il DMA e il Digital Services Act, impongono ad Apple di abbandonare il suo approccio chiuso. Già da tempo l’azienda ha dovuto concedere a browser e app email di terze parti di funzionare come opzione predefinita. Ora è il turno dell’assistente vocale. Bloomberg conferma che Apple stia lavorando per estendere l’apertura anche ad Alexa, Google Assistant, Gemini, ChatGPT e altri modelli. Il nuovo sistema permetterà agli utenti europei di scegliere uno di questi assistenti vocali come standard all’interno delle impostazioni iOS, iPadOS e macOS.
Inoltre, la novità si applicherà anche ai Mac e ai tablet della mela. In questo modo, Apple si adeguerà formalmente ai requisiti del DMA; ma con una strategia di controllo della transizione che permetta di mantenere parte della propria identità tecnologica. Resta da vedere se ci saranno vincoli tecnici che penalizzeranno in qualche modo gli assistenti alternativi; come già accaduto in passato per app di terze parti.
Le implicazioni per Siri
Siri, introdotto nel 2011, è rimasto indietro rispetto ai principali concorrenti in termini di comprensione contestuale, flessibilità e capacità generativa. Nonostante le promesse di Apple durante la WWDC 2024 di una nuova versione potenziata con funzionalità AI, i miglioramenti tangibili tardano ad arrivare. Questo ritardo rafforza la percezione che l’assistente vocale nativo di Apple stia diventando obsoleto; soprattutto in un contesto in cui la concorrenza offre esperienze più dinamiche e personalizzabili.
La possibilità di scegliere alternative come ChatGPT, Gemini o Alexa comporterà un cambiamento anche per gli sviluppatori. Nei flussi operativi quotidiani dei dispositivi Apple potranno integrare funzionalità vocali più vicine al linguaggio naturale; oltre a funzionalità personalizzabili tramite API e più efficaci in scenari complessi. Questa apertura potrebbe anche portare a un aumento della concorrenza nell’ecosistema Apple. Ma soprattutto a una maggiore pressione per l’azienda nel rinnovare Siri o, eventualmente, sostituirlo con una soluzione più performante.
Siri: conclusioni
L’apertura imposta dall’Unione Europea è un momento importante per la tecnologia consumer. Apple è da sempre simbolo di controllo verticale sull’esperienza utente. Ora si vede costretta a concedere spazio ai concorrenti all’interno del suo ecosistema. Questo potrebbe portare una maggiore diversità funzionale; così come nuove sfide per la sicurezza dell’interfaccia.
La scelta di quale assistente usare non sarà più dettata dall’hardware, ma da criteri di efficacia, intelligenza contestuale, compatibilità e fiducia. Per Apple si apre una fase delicata: dovrà bilanciare apertura e controllo, innovazione e continuità, in un contesto regolato ma altamente competitivo.