Il pianeta Urano è il settimo in ordine di distanza dal Sole e uno dei giganti ghiacciati del sistema solare. Fu scoperto nel 1781 da William Herschel. A differenza dei pianeti visibili a occhio nudo fin dall’antichità, Urano fu identificato grazie all’uso del telescopio, marcando una nuova era dell’astronomia. La sua inclinazione assiale è estrema; il pianeta ruota quasi di lato rispetto al piano orbitale, con un’inclinazione di circa 98 gradi. Questo comporta stagioni estreme e una dinamica rotazionale unica. Urano possiede anche una tenue serie di anelli e almeno 28 lune conosciute; molte delle quali hanno nomi tratti dalle opere di Shakespeare e Alexander Pope.

Un team di ricercatori, utilizzando le capacità osservative del telescopio spaziale Hubble, ha recentemente rivelato un dettaglio sorprendente e bizzarro sui quattro satelliti (lune) principali del pianeta Urano; Ariel, Umbriel, Titania e Oberon. Si pensava che l’interazione con la magnetosfera del pianeta causasse l’oscuramento delle loro facce posteriori, le cosiddette trailing hemispheres.
Al contrario, le osservazione di Hubble mostrano che sono invece le leading hemispheres, cioè le facce anteriori che guidano il moto orbitale, ad apparire più scure. Questo sovverte decenni di studi e apre nuovi scenari sulla natura del sistema uraniano. L’osservazione, presentata durante il 246° meeting della American Astronomical Society ad Anchorage lo scorso 10 Giugno; dimostra come anche i pianeti meno esplorati del sistema solare possano ancora riservare colpi di scena.
Le lune di Urano e la natura del fenomeno
I quattro satelliti coinvolti sono corpi celesti tidally locked, cioè mostrano sempre la stessa faccia al pianeta madre. Ariel e Umbriel orbitano più vicino a Urano; Titania e Oberon si trovano invece più distanti. La teoria precedente prevedeva che le particelle cariche intrappolate nella magnetosfera di Urano colpissero preferenzialmente le superfici posteriori; causando un annerimento. Ma i dati ultravioletto raccolti da Hubble non mostrano questa dinamica: Ariel e Umbriel mostrano livelli di luminosità simili su entrambi i lati; Titania e Oberon risultano più scuri sul lato anteriore. Questo capovolgimento non è solo una curiosità; suggerisce che il campo magnetico del pianeta non interagisca come previsto con i suoi satelliti maggiori.

Il ruolo del campo magnetico di Urano

Il campo magnetico di Urano non è simmetrico rispetto al suo asse di rotazione. Urano è inclinato di 98 gradi rispetto al piano orbitale; inoltre, la sua magnetosfera è a sua volta inclinata di 59 gradi. Questo doppio disallineamento comporta una dinamica peculiare: il campo magnetico ruota più velocemente rispetto alle lune, attraversando i loro percorsi come un flusso irregolare.
Se davvero la magnetosfera influenzasse le superfici, ci si aspetterebbero accumuli di particelle cariche sul lato posteriore. La nuova evidenza, però, mostra l’oscuramento davanti, indicando che qualcosa d’altro sta influenzando la composizione e l’aspetto superficiale. Il caso di Titania e Oberon, più lontani e dunque meno esposti al campo, rende il risultato ancora più illogico.
Tra le spiegazioni più plausibili per il misterioso oscuramento del lato anteriore vi è l’accumulo di polvere interplanetaria. Come moscerini su un parabrezza, le particelle potrebbero colpire le superfici anteriori delle lune, depositandosi e creando un rivestimento scuro. Questo spiegherebbe perché l’effetto è più marcato su Titania e Oberon: orbitano più lontano, dove la pressione della radiazione solare è minore e le particelle hanno più probabilità di aderire. L’osservazione in ultravioletto ha permesso di cogliere queste variazioni sottili, non visibili a lunghezze d’onda diverse.
Conclusioni: Urano da scoprire
Le nuove scoperte su Ariel, Umbriel, Titania e Oberon mettono in evidenza quanto poco si sappia dei pianeti giganti ghiacciati come Urano e Nettuno. Dopo il sorvolo della sonda Voyager 2 negli anni Ottanta, nessuna missione si è più avvicinata a questi mondi remoti. Eppure, la loro comprensione è fondamentale anche per lo studio degli esopianeti: molte delle super-Terre scoperte negli ultimi anni hanno dimensioni simili a quelle di Urano.
Missioni future, dotate di spettrometri avanzati e radar a penetrazione superficiale, potrebbero fornire nuovi dati sui processi atmosferici, magnetici e geologici in atto. Nel frattempo, il telescopio Hubble continua a dimostrare la sua potenza osservativa, confermandosi uno strumento chiave per ridefinire la conoscenza del nostro sistema solare.