L’IPO di ARM, l’azienda britannica di progettazione di chip, è stata una delle più attese dell’anno.
Un IPO (Initial Public Offering), tradotto in italiano come “Offerta Pubblica Iniziale,” è il processo mediante il quale un’azienda privata mette in vendita per la prima volta le proprie azioni al pubblico, diventando così una società quotata in borsa. In altre parole, è il momento in cui l’azienda consente agli investitori pubblici di acquistare azioni della società.
L’IPO ha raccolto una valutazione di mercato di circa 650 miliardi di dollari al debutto. Le azioni sono balzate di oltre il 25% nel primo giorno di negoziazione, generando commissioni bancarie stimate di circa 260 milioni di dollari. Analizziamo i dettagli di questa mega IPO e le prospettive future per ARM.
Cos’è ARM e perché conta
ARM è la società alla base della stragrande maggioranza dei chip per smartphone e tablet. I suoi chip alimentano oltre il 90% degli smartphone e oltre il 30% di tutti i chip in generale.
La società non produce effettivamente alcun chip, ma progetta architetture e tecnologie alla base dei chip che vengono poi effettivamente prodotti da aziende come Qualcomm, Apple, Samsung e Huawei tramite licenza. Il modello di business della società di chip si basa sulla progettazione di IP (proprietà intellettuale) per chip che vengono poi concessi in licenza ai produttori di semiconduttori.
Ad esempio, la maggior parte degli smartphone e tablet utilizza chip progettati da ARM e prodotti da Qualcomm. Anche Apple utilizza le tecnologie ARM nei suoi chip per iPhone e iPad, sebbene progetti i propri core CPU personalizzati.
Il vantaggio dell’architettura RISC (Reduced Instruction Set Computer) della società di chip è che può essere molto efficiente dal punto di vista energetico, il che la rende ideale per i dispositivi mobili. Mentre la potenza di calcolo è fondamentale per i data center, l’efficienza energetica è di primaria importanza per smartphone, tablet, smartwatch e una miriade di altri dispositivi IoT alimentati a batteria.
Oltre il 95% di tutti i chip per dispositivi mobili spediti utilizza l’architettura ARM. Ciò rende ARM assolutamente dominante in questo enorme mercato.
La società di chip sta cercando di espandersi anche nel segmento dei data center con le sue CPU Neoverse, per sfidare i chip x86 di Intel e AMD. Amazon Web Services e Ampere Computing utilizzano già i chip ARM nei loro data center. L’obiettivo di ARM è raggiungere il 30% di quota di mercato nei data center entro il 2035.
La storia di ARM
ARM è stata fondata nel 1990 come joint venture tra la britannica Acorn Computers, Apple e VLSI Technology. Il nome ARM deriva da “Acorn RISC Machine”. Acorn aveva sviluppato il primo set di chip ARM tra il 1983 e il 1985 per i suoi computer.
Nel corso degli anni, ARM è cresciuta fino a diventare la fornitrice dominante di architetture e IP per chip a basso consumo energetico. Ha ampliato la sua offerta sia in termini di potenza di elaborazione che di capacità. Oggi le sue tecnologie sono ovunque, dai sensori IoT ai supercomputer.
Nel 2016, ARM è stata acquistata dal conglomerato giapponese SoftBank per la cifra record di 32 miliardi di dollari. Si è trattato di una delle maggiori acquisizioni di una società tecnologica e la più grande mai realizzata da una società giapponese. SoftBank sperava di espandere il business di ARM sia in Giappone che nei mercati emergenti.
Tuttavia, nel 2022 SoftBank ha deciso di riportare ARM sul mercato pubblico, probabilmente anche a causa delle difficoltà finanziarie del gruppo. Ciò ha portato all’IPO del mese scorso, una delle più grandi nella storia della tecnologia.
I dettagli dell’IPO di ARM
La società di chip ha fissato un prezzo di emissione di 56 dollari per azione. Ha venduto 11,5 milioni di azioni, raccogliendo circa 650 milioni di dollari.
Al prezzo di IPO, ARM aveva una valutazione di mercato di circa 650 miliardi di dollari. Si tratta di una valutazione significativamente maggiore rispetto ai 32 miliardi pagati da SoftBank solo 6 anni fa.
La domanda degli investitori è stata forte. Il primo giorno di scambi, il prezzo delle azioni è balzato fino a 80 dollari, con un aumento di oltre il 25% rispetto al prezzo di emissione.
La società di chip ha optato per una doppia quotazione sia sul London Stock Exchange che sul Nasdaq, per massimizzare l’accesso agli investitori su entrambe le sponde dell’Atlantico. La maggior parte delle entrate di ARM proviene dall’Asia, ma una presenza sui mercati azionari di Londra e New York le darebbe visibilità globale.
Le banche che hanno guidato l’IPO sono Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Barclays e BNP Paribas. Si stima che le commissioni bancarie totali siano state di circa 260 milioni di dollari, in base alle tariffe standard del 4% sull’importo raccolto. Si tratta di una cifra enorme per poche settimane di lavoro, che dimostra quanto le banche competano per aggiudicarsi i mandati sulle più grandi IPO tecnologiche.
Per la società di chip, l’IPO consente una maggiore indipendenza strategica rispetto al controllo da parte di SoftBank. Ora può usare le sue azioni come “valuta” per potenziali fusioni e acquisizioni, espandendo la propria attività. Inoltre, rende più semplice concedere azioni ai dipendenti come compensi, aumentando la fidelizzazione del personale.
Le prospettive dopo l’IPO
Sebbene la società di chip abbia perso l’esclusiva con Apple, che ha progettato i propri core CPU per gli ultimi chip M1 e M2, rimane profondamente radicata nell’ecosistema mobile e embedded. La domanda di chip mobili ed edge computing continua a crescere rapidamente.
Inoltre, la guerra commerciale USA-Cina ha messo in evidenza i rischi della dipendenza da un’unica fonte di approvvigionamento di chip avanzati. Ciò potrebbe aprire nuove opportunità per ARM e altri challenger nel mercato dei chip.
L’azienda prevede di raddoppiare le entrate nei prossimi 5 anni, raggiungendo i 16 miliardi di dollari entro il 2027, rispetto agli 8 miliardi di dollari del 2022. L’espansione nei data center e nell’high performance computing aiuterà ad accelerare la crescita.
ARM dovrà dimostrare di poter realmente competere con Intel e AMD nei segmenti ad alte prestazioni.