La Casa Bianca ha ufficialmente presentato il documento intitolato “Winning the AI Race: America’s AI Action Plan“ ieri 23 luglio 2025, delineando una strategia articolata su tre pilastri: innovazione, infrastrutture e diplomazia internazionale. L’obiettivo è il consolidamento della leadership statunitense nel settore dell’intelligenza artificiale, attraverso oltre 90 interventi federali distribuiti tra enti civili, industriali e militari. Nel documento di 25 pagine si parla di un “nuovo rinascimento” scientifico e culturale, in parallelo a una spinta industriale e informativa senza precedenti.

Il documento nasce come attuazione diretta dell’Ordine Esecutivo 14179 (firmato il 23 gennaio 2025 da Donald Trump) che aveva come obiettivo principale la rimozione delle barriere normative introdotte dall’amministrazione Biden in materia di intelligenza artificiale. Inoltre l’ordine ha incaricato alti funzionari ad elaborare (entro 180 giorni) un action plan per sostenere il dominio globale USA nell’IA.
Il piano statunitense, in modo esplicito, punta a impedire che la Cina o altri attori consolidino un vantaggio competitivo sul piano tecnologico e militare. Tra i temi portanti emergono la promozione dei modelli open-source; poi la difesa della libertà di espressione nei modelli avanzati e il divieto implicito di influenze ritenute ideologiche. Il piano si presenta quindi non solo come infrastruttura normativa e tecnologica, ma anche come manifesto culturale.
America’s AI Action Plan : deregolamentazione e innovazione
Uno degli assi centrali del America’s AI Action Plan è la rimozione delle barriere normative che rallentano la crescita dell’IA. L’amministrazione Trump ha già abrogato l’Ordine Esecutivo 14110 dell’era Biden, considerato un freno burocratico; questa abrogazione segna un cambio di direzione netto verso un approccio più pragmatico e orientato alla rapidità d’azione. Meno vincoli, più velocità. In quest’ottica, si intende anche evitare che i fondi federali vadano a stati che impongono regole stringenti sull’uso dell’intelligenza artificiale; tali regole sono considerate ostacoli allo sviluppo competitivo.
Il piano America’s AI Action Plan valorizza il ruolo dell’industria privata e promuove un ambiente normativo favorevole; anche a costo di generare una frattura tra approcci locali e federali; in tal senso, si privilegia la flessibilità operativa e la cooperazione pubblico-privato. L’adozione di modelli open-weight e open-source viene considerata fondamentale per stimolare la concorrenza, prevenire monopoli tecnologici e contenere la dipendenza da provider chiusi; secondo il documento, questi modelli favoriscono un ecosistema tecnologico più resiliente.
In parallelo, si rafforza l’impegno sulla trasparenza algoritmica, con finanziamenti dedicati alla robustezza, interpretabilità e controllo dei modelli avanzati; si punta a garantire un uso affidabile e verificabile dell’intelligenza artificiale, anche in settori ad alta sensibilità.
Si prevede la costruzione di dataset scientifici ad alto valore e la nascita di un ecosistema nazionale per la valutazione delle prestazioni dell’IA; queste risorse costituiranno la base per sperimentazioni affidabili e test indipendenti. Tutto questo, secondo il piano, dovrà convergere in una rete dinamica che favorisca anche l’adozione in ambito governativo e militare; la finalità è consolidare un’infrastruttura federale in grado di integrare l’IA in modo strategico e operativo.

Infrastrutture AI e politica energetica al centro del piano
Il secondo pilastro del America’s AI Action Plan riguarda la costruzione di infrastrutture dedicate all’IA. L’amministrazione intende semplificare i permessi per la creazione di data center, fabbriche di semiconduttori e impianti energetici. Viene dichiarata la necessità di creare una rete elettrica all’altezza della domanda crescente dovuta all’uso massivo di intelligenza artificiale.
Il piano include la costruzione di data center ad alta sicurezza destinati all’uso militare e dell’intelligence; inoltre iniziative per il rafforzamento della cybersecurity nazionale e per la formazione di tecnici qualificati. Particolare attenzione viene dedicata al concetto di secure-by-design, ovvero lo sviluppo di tecnologie con meccanismi di sicurezza nativi.
Sul fronte energetico, il documento promuove un netto distacco dalla regolamentazione ambientale. L’amministrazione punta ad aumentare la produzione nazionale di energia per sostenere la crescita infrastrutturale, rifiutando ogni vincolo giudicato ideologico in materia climatica. È una visione coerente con l’approccio industriale e produttivista del piano.

America’s AI Action Plan : dominio geopolitico e strategia diplomatica
Il terzo pilastro del America’s AI Action Plan si concentra su diplomazia e sicurezza internazionale. L’obiettivo dichiarato è esportare l’IA americana sotto forma di pacchetti “full-stack” che comprendano hardware, software, modelli e standard condivisi. Un’operazione coordinata tra i dipartimenti del Commercio e di Stato, che mira a consolidare alleanze e ridurre l’influenza della Cina nei consessi internazionali.
Si prevedono misure per rafforzare i controlli sull’export tecnologico, colmare le lacune normative in ambito semiconduttori e allineare i protocolli di sicurezza con gli alleati. Inoltre, il piano promuove l’istituzione di un centro nazionale per l’analisi dei rischi legati ai frontier models, ovvero i sistemi di IA avanzati. L’obiettivo è intercettare e neutralizzare potenziali minacce, dalle armi biologiche all’infiltrazione digitale.
Sul piano narrativo, l’IA viene descritta come un nuovo strumento per la supremazia globale americana, capace di riscrivere gli equilibri geopolitici grazie alla sua potenza di calcolo, capacità predittiva e impatto industriale. Non è un caso che venga destinato un ruolo prioritario al Dipartimento della Difesa, con la creazione di un “Proving Ground” virtuale per testare sistemi autonomi e intelligenze artificiali a uso militare.
Confronto tra l’AI Act e l’America’s AI Action Plan
Il piano America’s AI Action Plan degli Stati Uniti e quello dell’Unione Europea (AI Act) si basano su visioni profondamente differenti. Da un lato, l’approccio americano enfatizza la velocità di esecuzione, la deregolamentazione e la supremazia geopolitica. Dall’altro, la strategia europea privilegia la responsabilità, la tutela dei diritti fondamentali e una forte e decisa regolamentazione.
Nel contesto statunitense, “America’s AI Action Plan” punta a costruire un ecosistema industriale capillare; prevede incentivi alla produzione nazionale di semiconduttori, data center e modelli open-source. Il governo americano intende esportare l’intelligenza artificiale come prodotto strategico completo, rafforzando l’influenza geopolitica attraverso alleanze tecnologiche. La dimensione militare è centrale, con un forte coinvolgimento del Dipartimento della Difesa.

Al contrario, il regolamento AI dell’Unione Europea – noto come AI Act – adotta un approccio molto precauzionale. Classifica i sistemi in base al rischio e impone obblighi stringenti ai fornitori di modelli ad alto impatto. L’UE vieta espressamente alcune applicazioni (come il riconoscimento facciale in tempo reale negli spazi pubblici) e promuove standard etici, trasparenza e auditabilità.
Gli Stati Uniti puntano a evitare ogni freno normativo percepito come ostacolo all’innovazione; l’Unione Europea, invece, cerca di prevenire abusi e danni sistemici, anche a costo di rallentare l’adozione industriale. La Casa Bianca rifiuta esplicitamente di legare l’IA a temi come clima, inclusione e parità sociale; Bruxelles, al contrario, integra questi valori nel cuore stesso della strategia digitale.
Due strategie separate
Mentre Washington considera l’intelligenza artificiale un mezzo per affermare leadership industriale e militare, Bruxelles la concepisce come tecnologia da bilanciare con i diritti civili.
L’approccio europeo, pur più lento, cerca di prevenire effetti collaterali gravi prima che diventino strutturali. Il risk-based framework dell’AI Act si fonda su principi precauzionali, ispirati alle lezioni del passato: dall’impatto dei social media sulla democrazia alla diffusione incontrollata di sistemi predittivi in ambito giudiziario e sanitario. Al contrario, la visione americana vuole privilegiare un’accelerazione a ogni costo; si affida alla competizione di mercato per correggere eventuali storture.
L’approccio USA ha il merito di ridurre l’inerzia amministrativa; quello europeo, di costruire fiducia. Forse la sintesi migliore sarebbe una terza via di mezzo: agile ma trasparente, competitiva ma inclusiva, potente ma umana.
Le reazioni del settore e il dibattito sulla imparzialità dei modelli
Le reazioni al piano non si sono fatte attendere. Mentre la U.S. Chamber of Commerce ha elogiato l’approccio deregolatorio e infrastrutturale, le associazioni ambientaliste hanno espresso critiche severe sulla mancanza di attenzione alle questioni climatiche; secondo queste ultime, il piano ignora gli impatti ambientali dell’infrastruttura digitale. Nel settore tech, realtà come Anthropic hanno apprezzato l’impegno sulla sicurezza e sull’adozione federale; tuttavia, hanno sollevato perplessità su export control, standard di trasparenza e gestione del rischio nei modelli più avanzati.
Altri commentatori hanno messo in dubbio l’obiettivo dichiarato di creare un’IA “neutrale”. Viene infatti richiesto alle agenzie federali di lavorare solo con aziende “libere da pregiudizi ideologici”; al contempo, si raccomanda di rimuovere dai framework federali riferimenti a temi come diversità, equità, inclusione e clima.
Questa impostazione, rischia di minare la credibilità stessa dei modelli generativi, trasformandoli in strumenti di propaganda o censura. È un punto di frattura evidente rispetto ai dibattiti globali sullo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale, dove la neutralità dei modelli è considerata un obiettivo etico rilevante, anche se tecnicamente difficile da raggiungere.