Intel sta affrontando una delle sue fasi più complesse degli ultimi decenni; l’azienda è immersa in un processo di trasformazione che coinvolge strategia, governance e struttura interna. Con l’insediamento di Lip-Bu Tan come CEO nel mese di marzo, ha preso il via un piano d’azione che mira a contenere le perdite, migliorare l’efficienza e riposizionare Intel in un contesto sempre più affollato e spietato.
I risultati del secondo trimestre comunicati ieri, con ricavi pari a 12,9 miliardi di dollari, hanno superato le attese degli analisti; tuttavia, non riescono a nascondere la crisi profonda che affligge l’organizzazione. Sebbene le vendite di PC segnino una leggera ripresa, i problemi legati alla divisione foundry e gli errori di visione strategica accumulati nel tempo hanno spinto Tan a scelte drastiche.

Il segnale più forte arriva con l’annuncio di una riduzione del personale del 31% entro la fine dell’anno; oltre 30.000 dipendenti lasceranno l’azienda. La decisione punta a contenere le spese operative e a riequilibrare un bilancio sempre più sotto pressione. Il ridimensionamento è accompagnato dalla cancellazione di importanti progetti europei con lo stop delle fabbriche in Germania e Polonia, lo spostamento di operazioni verso l’Asia e da un piano di dismissioni interne.
Tutto ciò avviene sotto un messaggio ricorrente lanciato da Tan: “No more blank checks”. La nuova fase di Lip-Bu Tan si fonda su pragmatismo finanziario, controllo delle risorse e selettività negli investimenti.
La crisi del modello espansivo e il ridimensionamento delle fabbriche
Negli anni precedenti, Intel ha scommesso in modo aggressivo sulla costruzione di nuove fabbriche; l’azienda ha investito miliardi in infrastrutture tra Europa e Stati Uniti. L’intento era quello di riconquistare una posizione centrale nella produzione globale di chip, recuperando terreno rispetto a TSMC e Samsung. Tuttavia, queste iniziative non hanno prodotto i risultati sperati; molti impianti non sono stati completati o sono rimasti sottoutilizzati, generando spese che hanno pesato su margini già ridotti.
Nel nuovo piano strategico comunicato ieri da Tan in un messaggio all’azienda, Intel annulla completamente i progetti delle fabbriche previste in Germania e Polonia; entrambe le operazioni vengono archiviate per mancanza di sostenibilità economica. La costruzione del sito in Ohio, considerato uno dei pilastri del rilancio statunitense, viene fortemente rallentata; si punta a modulare la spesa in base all’arrivo di nuovi clienti. Lo stabilimento in Costa Rica, finora destinato ad attività di packaging e testing, vedrà una parte delle funzioni trasferite verso centri più efficienti in Vietnam e Malesia.

Tan ha contestato apertamente l’impostazione della precedente leadership, giudicando gli investimenti passati come sproporzionati rispetto alla domanda reale. La nuova strategia abbandona ogni logica speculativa; ogni nuova spesa dovrà essere giustificata da contratti concreti e accordi formalizzati. Le architetture in fase di sviluppo, come Intel 18A e il futuro nodo Intel 14A, verranno progettate solo in collaborazione con clienti esterni; ogni nodo dovrà soddisfare requisiti su misura.
Questo approccio, punta a ristabilire la fiducia nel segmento foundry. Solo garantendo scalabilità, affidabilità e ritorno economico, l’azienda potrà tornare a essere competitiva su scala globale.
Un modello più agile: meno livelli, più responsabilità
Intel ha intrapreso un processo di profonda revisione delle proprie dinamiche operative; ogni livello dirigenziale è stato messo in discussione. Tan ha deciso di eliminare circa il 50% dei livelli di management; vuole semplificare radicalmente i flussi decisionali e rendere l’intera struttura più orizzontale. L’obiettivo dichiarato è costruire un’Intel più snella e veloce, capace di valorizzare maggiormente il lavoro degli ingegneri riducendo la burocrazia.
Nel nuovo assetto, le responsabilità vengono ridistribuite in modo più diretto e l’efficienza sarà una priorità incentrata in ogni livello della nuova azienda. Intel sta investendo nella riqualificazione delle sedi fisiche per trasformarle in ambienti adatti alla collaborazione continua e al problem solving immediato. Le misure possono sembrare controverse ma evidenziano la volontà forte di rifondare l’azienda.
Intel, rischi e sfide nel medio termine
Nonostante un Q2 superiore alle attese, il futuro immediato non promette stabilità; i segnali positivi sono deboli rispetto alle sfide che attendono l’azienda nei prossimi mesi. Intel prevede una perdita di 24 centesimi per azione nel Q3. Le vendite di PC, pur in crescita, non riescono a bilanciare le perdite generate dalla divisione foundry; quest’ultima ha registrato oltre 3 miliardi di perdite operative su un fatturato di 4,4 miliardi.
L’azienda paga un conto elevato per il ritardo nell’adozione di soluzioni AI competitive; il settore si muove velocemente e Intel ha accumulato un gap tecnologico difficile da colmare. A ciò si aggiunge il malcontento crescente tra coloro che contavano sugli investimenti promessi attraverso il CHIPS Act.
Il CHIPS Act avrebbe dovuto rilanciare la produzione domestica di semiconduttori, rafforzare la sicurezza tecnologica nazionale e ridurre la dipendenza dagli impianti asiatici. Prometteva di iniettare oltre 50 miliardi di dollari in sussidi, incentivi fiscali e fondi per la ricerca, con l’obiettivo di attrarre investimenti privati e costruire nuove fabbriche negli Stati Uniti. Il piano doveva sostenere aziende come Intel nel riconquistare un ruolo centrale nel mercato globale dei chip, incentivando sviluppo e occupazione sul suolo americano. In realtà molte di quelle risorse non sono mai arrivate.
Alcuni analisti non escludono che Intel possa rinunciare, almeno in parte, allo sviluppo di chip di fascia alta; questa rinuncia darebbe vantaggio a concorrenti asiatici come TSMC e Samsung, noti per la loro velocità e capacità di adattamento.
Intel: un laboratorio a cielo aperto
Lip-Bu Tan affronta una missione complessa. Da una parte deve ridare forza e centralità a Intel in un settore che si evolve rapidamente; dall’altra, deve convincere mercati e partner che l’azienda sta ancora percorrendo una linea di sviluppo su cui credere. Il ridimensionamento in atto può essere interpretato come una manovra disperata; oppure come un’azione necessaria per ristabilire e rafforzare l’azienda.
Intel oggi è un laboratorio a cielo aperto, dove ogni decisione viene osservata con attenzione da investitori e analisti. I prossimi trimestri saranno fondamentali per verificare la tenuta delle nuove decisioni da Tan.