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Happy Game : un viaggio disturbante nel subconscio infantile
Sviluppato dallo studio ceco Amanita Design, Happy Game è un’avventura punta-e-clicca pubblicata il 28 ottobre 2021 su PC e Nintendo Switch. Il titolo inganna fin dal nome: nulla in questo gioco ha a che vedere con la felicità. Al contrario, ci si trova immersi in un’esperienza visiva disturbante, oscura e profondamente inquieta, dove la ricerca della gioia si trasforma in una discesa nel trauma e nell’angoscia.
Amanita, già nota per titoli visivamente unici come Chuchel, Botanicula e Machinarium, abbandona qui le tinte divertenti per esplorare un incubo psichedelico, reso ancora più straniante dall’assenza di dialoghi e da una narrazione muta che affida tutto alla forza evocativa delle immagini e dei suoni.
Un sogno che si trasforma in incubo
Il protagonista è un bambino che, caduto nel sonno, si ritrova a inseguire un pallone giocattolo all’interno di uno scenario onirico sempre più grottesco e deformato. Il pallone è il simbolo della sua felicità perduta; è sempre presente, ma sfugge costantemente alla presa. Ogni nuova ambientazione peggiora il quadro, rivelando una sequenza di fobie materializzate; sorrisi ghignanti, pupazzi distorti, animali disarticolati e stanze colme di trappole visive e sonore.
La struttura è divisa in tre macro-incubi, ciascuno legato a un oggetto talismanico che rappresenta un legame affettivo o un rifugio mentale. Il gioco non impone spiegazioni; ogni immagine, ogni rumore, ogni meccanismo punta a stimolare una reazione primordiale, fatta di disagio, compassione o repulsione. Non si parla, non si legge; si osserva, si subisce, si interpreta.
L’avventura si sviluppa in modo lineare, senza ramificazioni o finali alternativi. Questo è coerente con l’idea di un sogno, o meglio, di un incubo guidato: puoi solo attraversare il gioco, non cambiarlo. Non ci sono momenti morti; ogni scena introduce nuove dinamiche, creature e soluzioni. Le transizioni tra i livelli sono fluide, scandite da animazioni morbide e cambi di tono musicali.
Anche l’assenza di parole concorre a mantenere il ritmo serrato: tutto scorre, tutto è percepito come un flusso continuo di emozioni disturbanti. Si alternano momenti di tensione psicologica a fasi grottesche, in cui l’assurdo sfocia nel comico nero.

Happy Game : enigmi surreali e interazione disturbante
Happy Game adotta le meccaniche classiche dei giochi punta-e-clicca; lo fa però con una struttura destrutturata che rompe molte convenzioni del genere. Non ci sono inventari; nessun menù persistente o interfaccia fissa accompagna l’esperienza. Ogni scenario diventa una micro-scena interattiva; ogni puzzle vive in un contesto isolato, senza collegamenti diretti con quelli precedenti o successivi.
I rompicapi si risolvono tramite logiche visive, prove ed errori, attenzione al dettaglio. Le azioni richieste risultano spesso disturbanti: si devono trascinare figure inquietanti, schiacciare oggetti viventi, sezionare creature inanimate, nutrire conigli deformi fino a farli esplodere, oppure si manipolano pupazzi animati da tic nervosi.
Queste dinamiche non sono fine a sé stesse; l’effetto è disturbante per scelta, poiché il gameplay stesso diventa veicolo del disagio. Eppure, sotto la superficie grottesca, si cela una logica ben congegnata; ogni puzzle riflette un passaggio emotivo del protagonista. Ogni gesto interattivo ha un peso simbolico e ogni soluzione svela qualcosa del suo subconscio. Un gioco che inquieta mentre stimola la riflessione.

Un incubo illustrato con cura
Visivamente, Happy Game è un piccolo capolavoro di inquietudine illustrata, un’opera che non lascia indifferenti. Lo stile grafico è quello ormai iconico di Amanita Design: disegni a mano libera, colori pastello falsamente rassicuranti e silhouette fluttuanti.
I personaggi e gli ambienti sembrano tratti da un quaderno infantile posseduto; ogni sorriso appare sbagliato, ogni oggetto emana un senso di disagio. L’animazione è volutamente scomposta; nessun movimento risulta naturale per rafforzare la tensione psicologica. Ogni dettaglio sembra studiato per generare malessere, anche quando si presenta in forme lievemente grottesche.
Sul fronte audio, la colonna sonora è firmata dai DVA. I brani alternano carillon, distorsioni elettroniche e suoni che sembrano provenire dall’interno di un organismo vivente. Anche gli effetti sonori collaborano alla trama: si ascoltano sussurri, squarci, rumori di masticazione e respiri affannosi che mettono a disagio. Tutto vuole contribuire a una percezione alterata, a una visione del mondo filtrata dall’angoscia. Il risultato è un incubo audiovisivo curato con precisione.

Happy Game : conclusione
Happy Game è un gioco breve, come un brutto sogno, non si dilunga, lascia il segno e sparisce. Il titolo non cerca di piacere a tutti; anzi, sfida chi gioca a mettersi a disagio, a guardare dentro le proprie paure più infantili.
Non è horror in senso classico: non ci sono mostri da sconfiggere o misteri da risolvere, ma solo l’elaborazione visiva e simbolica del trauma. Consigliato a chi vuole farsi domande più che trovare risposte, Happy Game è un incubo disegnato con grazia, da vivere tutto d’un fiato.
Buon divertimento o sarebbe meglio dire buona esperienza con questo altro particolare rilascio gratuito di Epic Games.

Hardware consigliato
Per giocare a Happy Game in FHD (1080p) è sufficiente una GPU entry level come la AMD Radeon RX 7600 🧺 oppure la Nvidia GeForce RTX 4060 🧺. Può essere giocato in 1080p con settings moderati anche da processori con GPU integrata come l ’AMD Ryzen 8700G (su socket AM5) o qualsiasi minipc con GPU integrata come il Geekom AE8, il GMKtec NucBox K11 o il potente Beelink SER9.
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