ll governo degli Stati Uniti ha avviato un’indagine approfondita su TP-Link, un produttore cinese di router molto diffuso; e’ accusato di rappresentare un potenziale rischio per la sicurezza nazionale. La notizia, riportata dal Wall Street Journal, evidenzia come con una quota di mercato del 65% nei router domestici e per piccole imprese, TP-Link sia un attore fondamentale in questo settore.
Questo caso è molto simile a quello di Huawei, che in passato ha affrontato provvedimenti simili per questioni di sicurezza. Tuttavia, la presenza di vulnerabilità nei dispositivi prodotti e il loro presunto utilizzo in attacchi informatici hanno sollevato preoccupazioni significative.
Sul sito CVE (Common Vulnerabilities and Exposures), un database pubblico che fornisce un elenco standardizzato delle vulnerabilità di sicurezza informatica, sono stati riportati ben 396 CVE Records riferiti a prodotti TP-Link. Solo per i router TP-Link Archer ci sono ben 58 CVE records.
Scopriamo le ragioni dietro l’indagine, le implicazioni di un possibile divieto e l’impatto di tali decisioni sul mercato e sulla sicurezza globale.
TP-Link: dominio del mercato e problemi di sicurezza
TP-Link è noto come il marchio cinese leader su piattaforme come Amazon, con modelli come il TP-Link Archer AX58 🧺 che occupano le prime posizioni nella categoria dei router più venduti. Anche grazie a prezzi molto concorrenziali. Questo successo commerciale è dovuto anche a una politica di prezzi aggressiva, che ha reso i suoi prodotti accessibili a un ampio pubblico.
Oltre ai router, TP-Link produce una vasta gamma di dispositivi per la domotica; come la webcam Tapo C200🧺, prese Wi-Fi, Powerline e altri accessori connessi, ampliando così la sua offerta tecnologica. Tuttavia, questa popolarità è accompagnata da problematiche importanti.
Secondo report recenti, i dispositivi TP-Link sono stati sfruttati da attori legati al governo cinese per compiere attacchi informatici. Microsoft, ad esempio, ha evidenziato come una rete di dispositivi compromessi, in gran parte router TP-Link, sia stata utilizzata per attacchi “password spray” contro organizzazioni occidentali. Un attacco “password spray” è una tecnica informatica che tenta di accedere a più account utilizzando combinazioni comuni di password; come “123456” o “password”. Diversamente da altre tecniche di forza bruta, non cerca di testare migliaia di password su un singolo account; ma punta a testare poche password comuni su un numero elevato di account. Questi attacchi hanno incluso obiettivi di alto profilo come think tank, ONG e fornitori del Dipartimento della Difesa.
Inoltre, il Dipartimento di Giustizia ha aperto un’indagine sulle pratiche di prezzo dell’azienda; sospettata di vendere i propri prodotti al di sotto del costo di produzione, violando le leggi antitrust statunitensi. Queste preoccupazioni evidenziano un problema più ampio legato alla dipendenza tecnologica da fornitori esteri; dipendenza che potrebbe mettere a rischio infrastrutture critiche e dati sensibili.
L’approccio delle autorità statunitensi
Le autorità federali, inclusi i Dipartimenti del Commercio, della Difesa e della Giustizia, stanno valutando misure drastiche; come il divieto di vendita dei prodotti TP-Link sul territorio statunitense. Questo tipo di azione non è senza precedenti; in passato, aziende come Huawei e ZTE sono state colpite da provvedimenti simili, accusate di compromettere la sicurezza nazionale attraverso i loro dispositivi di telecomunicazione. Il caso TP-Link si inserisce in una strategia più ampia degli Stati Uniti;per ridurre la dipendenza da tecnologie cinesi; specialmente in settori considerati critici.
Una delle principali critiche rivolte a TP-Link è la scarsa gestione delle vulnerabilità nei suoi dispositivi. Nonostante sia comune che i router presentino bug di sicurezza, l’azienda è stata accusata di non rispondere adeguatamente alle segnalazioni; lasciando spazio a possibili exploit da parte di attori malevoli. In questo contesto, le autorità statunitensi stanno lavorando per stabilire standard di sicurezza più rigorosi; garantendo al contempo una maggiore protezione delle reti domestiche e aziendali.
Divieto di TP-Link : conclusione
Un eventuale divieto di vendita per TP-Link negli Stati Uniti avrebbe ripercussioni significative, non solo per l’azienda ma anche per milioni di famiglie e piccole imprese che fanno affidamento su questi dispositivi economici.
Dal punto di vista geopolitico, il caso TP-Link riflette le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, particolarmente accentuate in ambiti come il commercio e la sicurezza informatica.
La questione dei router TP-Link è un chiaro esempio di come la sicurezza informatica sia oggi un tema cruciale, con implicazioni che vanno ben oltre la tecnologia. Mentre le indagini proseguono, è evidente che il mondo digitale necessita di regole più severe e di una maggiore consapevolezza sui rischi associati ai dispositivi connessi.
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