Se sei stanco degli utilizzi spesso esagerati dell’AI e sei interessato alla storia antica, forse questa notizia potrebbe farti rivalutare gli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Google DeepMind ha svelato Aeneas, un modello AI specializzato nel risolvere le lacune presenti nelle iscrizioni latine frammentarie. Il suo nome è il celebre eroe troiano che in italiano conosciamo come Enea. Secondo la leggenda, dopo la distruzione di Troia da parte dei Greci, Enea si mise in viaggio con un gruppo di sopravvissuti alla ricerca di una nuova patria. Questo viaggio, che lo portò in diverse regioni del Mediterraneo, culminò nel Lazio, dove i suoi discendenti avrebbero fondato Roma.

Con Aeneas l’obiettivo è quello di riavvicinare il passato al presente attraverso uno strumento gratuito e open-source; uno strumento pensato per storici, archeologi, studenti e professionisti della cultura. Migliaia di iscrizioni latine ritrovate in tutto il bacino mediterraneo risultano parzialmente leggibili, erose dal tempo o danneggiate da eventi naturali e umani. Ricostruirle è un lavoro minuzioso e lento, affidato a esperti in epigrafia.
Aeneas sfruttando modelli generativi multimodali, può suggerire ricostruzioni coerenti anche dove manca ogni riferimento alla lunghezza originaria del testo. Il sistema integra testo e immagini, e incrocia ogni frammento con oltre 176.000 iscrizioni latine documentate.
In un test condotto su iscrizioni note e volutamente frammentate, Aeneas ha raggiunto una precisione del 72% nell’identificare la provincia romana di provenienza; una media di 13 anni di scarto nella datazione cronologica. Per gli storici, significa ridurre drasticamente i tempi di ricerca e migliorare l’affidabilità delle ipotesi di attribuzione.
Aeneas: dal frammento alla ricostruzione storica
Il cuore tecnologico di Aeneas è una rete neurale generativa di ultima generazione; progettata per comprendere e ricostruire testi complessi e deteriorati. Viene addestrata su una base dati monumentale; comprende iscrizioni provenienti da collezioni prestigiose come l’Epigraphic Database Roma (EDR) e l’Epigraphic Database Heidelberg (EDH); entrambi i database includono trascrizioni validate e migliaia di immagini ad alta definizione.

Ogni documento viene convertito in una impronta storica, un insieme strutturato di dati; dati che includono metadati relativi a cronologia, provenienza geografica, stile linguistico, materiale del supporto e collegamenti semantici con altre iscrizioni simili. Aeneas è in grado di eseguire operazioni che superano la sola ricostruzione letterale:
- rileva e confronta paralleli linguistici anche su base semantica;
- identifica l’area geografica d’origine integrando l’analisi visiva del supporto e delle lettere;
- colma lacune anche quando non si conosce la lunghezza del testo mancante; può proporre più soluzioni plausibili, ordinandole per probabilità storica e stilistica.

Un esempio è quello dell’iscrizione del Res Gestae Divi Augusti, incisa su un tempio romano ad Ankara (una replica realizzata nel 2006 si trova sulla facciata esterna dell’Ara Pacis di Roma).
Gli studiosi si sono interrogati a lungo sull’epoca esatta della sua redazione: prima o dopo la morte dell’imperatore Augusto? Aeneas ha prodotto una datazione con l’ipotesi postuma; lo ha fatto confrontando elementi lessicali con documenti legali del periodo tiberiano.
Questa capacità di analisi profonda trasforma il modello in un alleato strategico per gli storici.
Un modello accessibile, adattabile e open-source
Uno degli aspetti più interessanti di Aeneas è la sua accessibilità senza barriere. Chiunque, indipendentemente dal background accademico, può sperimentarlo tramite l’interfaccia intuitiva disponibile su predictingthepast.com. È sufficiente caricare un frammento testuale dell’iscrizione per ottenere in pochi secondi suggerimenti testuali, attribuzioni cronologiche e indicazioni geografiche; tutto ciò avviene in tempo reale. Per un uso più professionale che permette di lavorare anche su immagini puoi fare uso del progetto predictingthepast su GitHub.
DeepMind ha anche pubblicato il codice sorgente e il dataset su GitHub, rendendo Aeneas uno strumento modulabile e adattabile a nuovi contesti. Oltre al latino, potrebbe essere applicato all’analisi di testi greci, iscrizioni etrusche, papiri in demotico e persino tavolette cuneiformi. Il modello, infatti, può essere riaddestrato su qualsiasi lingua antica, purché siano disponibili corpus testuali e visivi digitalizzati, coerenti e validati da esperti. Questa estendibilità apre prospettive significative per chi lavora su culture scritte poco accessibili, favorendo un dialogo tra epoche distanti.

La filosofia open alla base di Aeneas emerge anche nella struttura collaborativa del progetto. Il lavoro non nasce in un laboratorio isolato, ma da una rete di ricerca interdisciplinare che coinvolge informatici, linguisti, archeologi e storici dell’antichità. DeepMind ha sviluppato il modello in stretta collaborazione con l’Università di Nottingham, Oxford, Warwick e l’AUEB di Atene. Questo approccio condiviso permette a ogni nuovo risultato di essere discusso, verificato e migliorato; Aeneas non è un oracolo digitale, ma un compagno di analisi, uno strumento pensato per potenziare le decisioni critiche di chi studia il passato.
Studio della storia romana e oltre
La portata di Aeneas non si limita al contesto accademico. Musei, archivi, enti per la tutela dei beni culturali e scuole possono beneficiarne per rendere accessibili testi prima illeggibili o mal interpretati. Un’iscrizione danneggiata in una collezione provinciale può oggi essere analizzata digitalmente e confrontata con database globali, aprendo nuove prospettive di interpretazione.
La possibilità di stabilire connessioni tra iscrizioni distanti per tempo e spazio consente una lettura più articolata della vita romana. Dalle leggi municipali ai voti religiosi, dai contratti commerciali alle dediche private: ogni frammento può diventare parte di un mosaico più ampio. In molti casi Aeneas non fornisce risposte definitive e sicure, ma genera ipotesi che uno storico può validare.
Secondo una ricerca pubblicata su Nature, Aeneas ha migliorato la fiducia degli studiosi del 44% nei compiti di attribuzione storica. Nei test comparativi, l’uso del modello ha superato le performance sia delle soluzioni AI precedenti che del solo lavoro umano. In altre parole, è lo strumento a integrarsi nel metodo scientifico, non viceversa.
Perché Aeneas conta davvero
L’intelligenza artificiale tende spesso a polarizzare. Da un lato chi ne teme gli abusi, dall’altro chi la mitizza come panacea. Aeneas si colloca in una terza via: quella degli strumenti pensati per collaborare con la conoscenza umana, non per sostituirla.
Aeneas colma lacune, suggerisce interpretazioni, evidenzia incongruenze, amplia il raggio di ricerca. Rende più efficiente, veloce e documentato il processo con cui gli esperti cercano di risolvere il mistero del passato.
Nel contesto della ricerca storica, ciò significa dare una seconda vita a testi dimenticati, stimolare nuove riflessioni e arricchire l’interpretazione del passato. Aeneas è disponibile, funzionante e pronto a essere testato. Il suo valore non sta solo nella tecnologia, ma nella comunità che saprà adottarlo, criticarlo e farne un motore per nuove scoperte.