In un accordo per risolvere una causa legale sulla violazione della privacy, ieri 1 Aprile, Google ha accettato di cancellare miliardi di record contenenti informazioni personali raccolte da oltre 136 milioni di utenti del browser web Chrome, negli Stati Uniti. Può sembrare strano e paradossale, ma i dati erano stati raccolti durante l’uso in modalità incognito del browser Chrome.
Questa massiccia operazione di pulizia dei dati fa parte di un accordo raggiunto per porre fine a una causa intentata nel giugno 2020 che accusava il gigante tecnologico di sorveglianza illegale.
Modalità incognito di Chrome
I dettagli dell’intesa sono stati resi noti oggi in una deposizione giudiziaria. A più di tre mesi dopo che Google e gli avvocati del ricorso collettivo avevano annunciato di aver risolto la controversia legale. La causa mirava ai controlli sulla privacy di Chrome; sosteneva che Google tracciava l’attività online degli utenti anche quando attivavano la modalità “Incognito“; in teoria questa modalità dovrebbe proteggerli da qualsiasi monitoraggio.
Secondo la denuncia, nonostante le rassicurazioni di Google sulla possibilità per gli utenti di controllare le informazioni raccolte, gli strumenti di tracciamento dell’azienda erano in realtà progettati per monitorare automaticamente gli utenti quando visitavano pagine web, indipendentemente dalle impostazioni scelte. Questo avveniva anche in modalità di navigazione privata.
Dopo aver tentato senza successo di far archiviare il caso, Google ha dovuto affrontare un lungo processo. Dal settembre 2020 fino al marzo 2022 sono stati prodotti oltre 5,8 milioni di pagine di documenti.
Cancellazione di tutti i dati personali
Nel 2022, la giudice magistrato Susan van Keulen ha sanzionato Google per quasi 1 milione di dollari. Il motivo: l’azienda aveva occultato inizialmente i dettagli tecnici su come identificava quando un utente Chrome attivava la navigazione Incognito. Questi dettagli erano rilevanti per il caso e Google non li aveva resi noti spontaneamente.
In sostanza, Google disponeva di meccanismi per aggirare in parte le impostazioni di privacy della modalità Incognito di Chrome. In questo modo continuava monitorare le attività online degli utenti. Inizialmente aveva nascosto queste informazioni, comportamento che le è costato una sanzione durante il procedimento legale.
L’accordo raggiunto ieri, richiede a Google di adempiere a importanti obblighi. In primo luogo, deve cancellare miliardi di record personali archiviati nei suoi data center; dati raccolti attraverso Chrome e altri browser durante le sessioni di navigazione privata.
In secondo luogo, deve rendere più trasparenti le informazioni sulla privacy riguardanti l’opzione Incognito di Chrome. Questo, sia all’interno dell’Informativa sulla privacy che attraverso una nuova schermata informativa all’avvio della modalità Incognito.
Inoltre, l’accordo impone altri controlli volti a limitare la raccolta di informazioni personali da parte di Google. Per esempio, il blocco dei cookie di terze parti in modalità Incognito per i prossimi cinque anni.
Conseguenze
Mentre Google sostiene che l’accordo riguardi solo “vecchi dati tecnici personali che non sono mai stati associati a un individuo e non sono mai stati utilizzati per alcuna forma di personalizzazione“, gli avvocati che rappresentano gli utenti Chrome descrivono l’intesa come una vittoria importante per la privacy personale in un’era di sorveglianza digitale sempre crescente. Hanno valutato il valore dell’accordo tra 4,75 miliardi e 7,8 miliardi di dollari. Principalmente si basano sul potenziale valore pubblicitario dei dati personali raccolti tramite Chrome.
Secondo Austin Chambers, avvocato specializzato in questioni di privacy dei dati presso lo studio Dorsey & Whitney, “questo impedisce alle aziende di trarre profitto da quei dati e le obbliga anche ad intraprendere complessi ed costosi sforzi di cancellazione dei dati. In alcuni casi, questo potrebbe avere un impatto drammatico sui prodotti costruiti attorno a quei dataset“.
Importante notare che l’accordo non prevede alcun risarcimento diretto per i consumatori rappresentati nella causa collettiva. Ciò non impedisce, tuttavia, ulteriori azioni legali sulle stesse questioni. Infatti, secondo i termini dell’accordo, “un numero molto grande di membri della classe ha recentemente presentato e continua a presentare reclami individualmente presso i tribunali statali della California, rivendicando tali richieste di danni in qualità di singoli individui“.
La classe di persone interessate è stata stimata in circa 136 milioni di individui. Quindi, mentre l’accordo rappresenta uno sviluppo significativo per la privacy online, Google deve ancora affrontare minacce legali e normative che potrebbero avere un impatto molto più grande sul suo business, a seconda degli esiti.
Altri problemi per Google
Tra queste sfide, vi sono le accuse del Dipartimento di Giustizia statunitense secondo cui l’azienda abuserebbe della sua posizione dominante nel motore di ricerca, ostacolando la concorrenza e l’innovazione. Una sentenza su questo caso antitrust è attesa per l’autunno 2024.
Google deve inoltre affrontare potenziali cambiamenti al suo Google Play Store per Android, in seguito a una giuria federale che lo scorso anno ha concluso che l’azienda gestisce un monopolio illegale. Un’udienza per esaminare le possibili revisioni che Google potrebbe dover apportare al Play Store è programmata per fine Maggio.
Browser e Privacy
Gli utenti di Chrome e di altri browser web dovrebbero essere consapevoli che la modalità di navigazione privata o incognito non garantisce una vera privacy dai tracker online e dalla raccolta dati di navigazione da parte delle aziende.
Anche se la modalità incognito impedisce la conservazione della cronologia di navigazione locale sul dispositivo dell’utente, non protegge dalle aziende come è accaduto con Google Chrome, che possono comunque monitorare le attività online attraverso strumenti di tracciamento incorporati nelle pagine web.
Se ci tieni alla tua privacy, durante la navigazione, potresti prendere in considerazione alcune misure aggiuntive:
- Utilizzare un browser incentrato sulla privacy come Firefox, Brave o Tor che bloccano automaticamente molti tracker e pubblicità di terze parti.
- Utilizzare una rete privata virtuale (VPN) per mascherare il proprio indirizzo IP e criptare il traffico web.
È importante notare che nessuna di queste misure garantisce una privacy completa, ma possono contribuire a ridurre l’esposizione ai tracker e alle pratiche di raccolta dati invasive.
Conclusione : Chrome e privacy
L’accordo raggiunto da Google rappresenta un passo importante verso una maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione dei dati personali degli utenti online.
Tuttavia, Google dovrà ancora affrontare battaglie legali e normative che potrebbero avere un impatto significativo sul suo modello di business e sulla sua posizione dominante nel mercato digitale.
Anche l’Unione Europea potrebbe agire con delle indagini, in seguito a questo uso illecito della modalità incognito in Chrome negli Stati Uniti.