Nel panorama sempre più competitivo della produzione di semiconduttori, Intel si ritrova in una fase decisiva della propria evoluzione industriale. Dopo anni trascorsi inseguendo rivali del calibro di TSMC e Samsung, l’azienda americana sta per mettere a segno una manovra che potrebbe ridefinire il proprio posizionamento: la firma di un contratto di foundry con Microsoft, finalizzato alla produzione di chip basati sul Intel 18A, ovvero 1,8 nanometri.

Questa alleanza assume un significato strategico profondo. Per la prima volta dopo molto tempo, Intel dimostra di poter tornare a competere nel segmento più avanzato delle fonderie. Il valore dell’accordo non si misura solo in volumi o tecnologie; rappresenta anche una risposta tangibile a una lunga stagione di difficoltà e revisioni interne.
Il contesto industriale globale spinge verso la regionalizzazione della produzione e la riduzione della dipendenza da player asiatici; in questo scenario, Intel intende giocare un ruolo attivo. Al centro della trasformazione c’è anche la nuova leadership di Lip-Bu Tan; l’azienda sta rivedendo il proprio modello operativo, investendo in diversificazione produttiva, infrastrutture e ricerca applicata. È un momento che unisce ambizione e pragmatismo; una transizione che potrebbe segnare l’inizio di una fase più matura e competitiva per l’intero gruppo.
Il nodo 18A: caratteristiche e roadmap futura
Il processo Intel 18A rappresenta il nodo tecnologico più avanzato sviluppato da Intel negli Stati Uniti. Attualmente in fase di “risk production”, entrerà nella fase di produzione di massa entro la fine del 2025. Questo nodo introduce miglioramenti rilevanti rispetto ai predecessori, tra cui densità logica superiore, consumi ridotti e prestazioni migliorate.
Non si tratta di un’iniziativa isolata: Intel ha già pianificato l’introduzione di due varianti evolutive, denominate 18A-P (prevista per il 2026) e 18A-PT (attesa nel 2028). Parallelamente, è già in fase di condivisione il primo PDK (process design kit) del nodo successivo 14A, confermando un piano di scalabilità proiettato su più generazioni future.
Queste roadmap non solo rafforzano la fiducia nelle capacità di esecuzione, ma rappresentano anche una chiara sfida alla supremazia di TSMC nel segmento sub-3nm.
Il valore strategico dell’accordo con Microsoft
La collaborazione tra Intel e Microsoft segna un momento di rottura con il passato recente; rappresenta un punto di discontinuità che apre a nuovi scenari. Secondo fonti di settore, il contratto prevede un volume produttivo rilevante basato sul nodo Intel 18A; una scelta che riflette fiducia nella maturità del processo.

Questo accordo ha già suscitato interesse anche da parte di altri grandi gruppi come Google e NVIDIA; la prospettiva di una diversificazione delle fonderie sta diventando più concreta. In un contesto dominato da colli di bottiglia produttivi e incertezze geopolitiche, Intel si ripropone come alternativa valida; l’accordo con Microsoft non è solo commerciale, ma strategico.
Il ritorno di Intel come partner affidabile in ambito foundry implica anche una revisione delle logiche di approvvigionamento e la dipendenza da TSMC viene rivalutata. La nuova dirigenza, con a capo Lip-Bu Tan, ha accelerato questo cambio di passo. Il focus si sposta su ambiti complementari come l’automazione del design, il packaging ad alte prestazioni e l’espansione del portafoglio clienti. Il contratto con Microsoft è dunque solo il primo tassello; un elemento che potrebbe dare forma a una strategia ben più ampia nei prossimi anni.
Intel 18A, infrastrutture e investimenti

Il rilancio della divisione foundry passa anche da un massiccio piano di investimenti infrastrutturali; un impegno economico e strategico su più fronti. Intel ha destinato oltre 32 miliardi di dollari alla costruzione di due fabbriche all’avanguardia in Arizona; strutture che dovrebbero rafforzare la produzione nazionale e ridurre i tempi di risposta alle richieste del mercato.
In New Mexico, l’azienda sta ampliando una linea di packaging avanzato; una mossa che evidenzia l’attenzione verso l’intero ciclo produttivo. In Oregon prosegue la realizzazione di un impianto per wafer di silicio da 300mm (contro i wafer da 200mm), mentre in Ohio sono in sviluppo due nuove fabbriche con un investimento pari a 28 miliardi; tuttavia, il completamento è previsto tra il 2030 e il 2032.
Anche sul piano internazionale, l’attività di Intel non rallenta. In Irlanda, Fab 34 ospiterà la produzione su nodo Intel 4 e l’avvio dei chip a 3nm entro la fine dell’anno. In Israele, Fab 38 sarà dedicata alla produzione di wafer ad alte prestazioni utilizzando litografia EUV; una tecnologia chiave per garantire competitività nel lungo periodo.
In Malesia continua la costruzione di una struttura destinata al packaging avanzato, altro tassello importante per completare l’offerta globale. Questa rete industriale, ampia e differenziata, conferisce a Intel un margine competitivo rilevante; una risorsa preziosa in un contesto dominato da tensioni commerciali, dazi e incertezze politiche.
Leadership e visione: il cambio di paradigma
Con la nomina di Lip-Bu Tan alla guida della divisione foundry, Intel ha di fatto voltato pagina. Rispetto all’approccio precedente, più concentrato sul perfezionamento dei processi, la nuova direzione mira a costruire una catena del valore integrata che abbracci progettazione, produzione e confezionamento.
Tan porta con sé un bagaglio di competenze trasversali in ambiti come l’EDA (Electronic Design Automation) e il business dei semiconduttori; un profilo ideale per rispondere alle esigenze di clienti sempre più orientati verso soluzioni su misura. La scelta del CEO riflette la volontà di aprire a commesse più ampie e stabili, riducendo la dipendenza da business ciclici e imprevedibili. I prossimi mesi saranno decisivi per testare la tenuta di questa strategia e valutare la capacità di Intel di consolidare la propria rinascita industriale.
Conclusione: Intel 18A e Microsoft
La firma del contratto con Microsoft per la produzione su nodo Intel 18A segnala un cambiamento profondo nell’identità e nelle ambizioni di Intel. Dopo un lungo periodo segnato da incertezze, ritardi e perdita di quote di mercato, l’azienda americana sembra intenzionata a tornare al centro del dibattito tecnologico globale. Il piano industriale presentato è ambizioso; punta su un mix tra innovazione costante, infrastrutture robuste e maggiore indipendenza dalle supply chain esterne.
Questa svolta non è ancora definitiva e si trova nelle fasi iniziali. Tuttavia, se le prossime tappe verranno accompagnate da esecuzioni puntuali, roadmap trasparenti e collaborazioni industriali solide, il percorso potrebbe portare Intel a riconquistare spazi rilevanti. Il contratto con Microsoft rappresenta un punto di partenza; un banco di prova per verificare la reale capacità dell’azienda di mantenere le promesse. La fiducia del mercato si costruirà nel tempo; servirà continuità, concretezza e capacità di adattamento. Intel ha scelto di rimettersi in gioco, ora spetta al tempo dire se questa scelta porterà frutti duraturi.