Gli Emoji, quei piccoli simboli e faccine che arricchiscono le nostre conversazioni digitali, sono diventati una lingua universale e intramontabile. Sono una vera e propria lingua, la prima lingua universale al mondo interamente creata dalla cultura digitale. Ma da dove vengono e perché hanno avuto successo in tutto il mondo?
Emoji o Emoticon?
Gli emoticon sono costituiti principalmente da caratteri e punteggi tipografici, come ad esempio 🙂 per indicare un sorriso o 🙁 per indicare una faccia triste. Sono rappresentazioni stilizzate di emozioni o espressioni facciali e sono basati sulla lingua scritta. Gli emoticon sono stati utilizzati prima delle emoji.
Gli emoji sono immagini o icone grafiche che rappresentano una vasta gamma di emozioni, oggetti, animali, simboli, e altro. Sono più visivamente elaborati rispetto agli emoticon e aggiungono una dimensione visiva alla comunicazione digitale. Gli emoji sono solitamente integrate nei menu di selezione nelle app di messaggistica o social media.
Origini giapponesi
La storia di queste icone ha inizio in Giappone negli anni ’90 del XX secolo. L’azienda telefonica NTT Docomo lanciò un set di 176 caratteri Emoji che potevano essere utilizzati sui primi telefoni cellulari. Questa è stata la prima tappa verso la diffusione globale degli Emoji, ma il loro vero successo è stato ancora lontano.
Da MSN a Apple, gli Emoji diventano Mainstream
Negli anni successivi, aziende come Microsoft e Yahoo hanno aggiunto la funzione ai loro servizi di messaggistica, consentendo agli utenti di esprimere emozioni attraverso queste piccole icone. Ma la svolta decisiva è arrivata nel 2011, quando Apple ha introdotto una tastiera Emoji ufficiale, facendo sì che le piccole icone diventassero parte integrante della comunicazione quotidiana.
Nel 2015, l’icona “ridere fino alle lacrime” (😂) è stata nominata “parola dell’anno” dall’Oxford English Dictionary. Si sono diffusi dai servizi di chat ai messaggi di testo, alle email e ai social media. Oggi, sono parte integrante della cultura popolare e un modo essenziale per esprimere emozioni e sentimenti online.
L’influenza positiva: comunicare con cordialità
Durante la pandemia di COVID-19, gli Emoji hanno acquisito ancora più importanza. Con il lavoro da remoto diffuso, questi piccoli simboli hanno aiutato a mitigare la distanza emotiva tra le persone su piattaforme come Slack, rendendo le comunicazioni più amichevoli e incoraggiando l’espressione della personalità e dell’umorismo.
Studi scientifici confermano che gli Emoji possono contribuire a costruire amicizie e migliorare la percezione della cordialità nelle conversazioni digitali. Non sono solo buffe faccine, bensì veri e propri segni linguistici con cui possiamo esprimerci in modi complessi, sfumati, ironici, proprio come con le parole. Studi scientifici dimostrano che il nostro cervello elabora il loro significato in maniera simile al linguaggio scritto e parlato.
Ecco perché questo sistema di simboli è riuscito a imporsi rapidamente come nuova lingua del mondo digitale.
Il futuro degli Emoji: diversità e inclusività
Il loro futuro è sempre in evoluzione. L’Unicode Consortium, l’organizzazione che gestisce gli standard degli Emoji, accoglie nuove proposte ogni anno. Gli sviluppatori lavorano costantemente per arricchire il database con nuovi simboli e renderlo più inclusivo in termini di genere, razza e altro. Destinati a continuare a crescere, si adattano sempre di più alle esigenze della comunicazione digitale globale.
Conclusione
Sono diventati un linguaggio globale che unisce le persone in tutto il mondo. Dalla loro nascita in Giappone agli Emoji di oggi che esprimono una vasta gamma di emozioni e sentimenti, la loro storia è interessante. E mentre guardiamo al futuro, possiamo aspettarci di vederli sempre più diversificati e inclusivi che continueranno a svolgere un ruolo chiave nella nostra comunicazione digitale.