Dopo avere presentato Gemini Code Assist qualche mese fa, l’assistente di codifica di Google, ieri Google ha alzato il sipario anche su Gemini CLI, un agente AI open source progettato per funzionare direttamente all’interno del terminale, ridefinendo radicalmente le aspettative verso i tool basati su modelli linguistici.

Dopo il debutto di Claude Code a febbraio e l’arrivo di OpenAI Codex CLI ad aprile, questa terza proposta sta già rapidamente conquistando l’attenzione di sviluppatori e ingegneri. Gemini CLI porta nel terminale la potenza di Gemini 2.5 Pro con una finestra contestuale da un milione di token; in più integra funzionalità avanzate come l’accesso a Google Search e il supporto al Model Context Protocol (MCP).
Diversamente dai predecessori, Gemini CLI viene distribuito con licenza Apache 2.0; funziona nativamente su Windows, macOS e Linux e può essere esteso mediante YAML o script bash. Inoltre il progetto consente l’accesso gratuito fino a 1.000 richieste giornaliere; garantisce anche una latenza ridotta e una maggiore coerenza nei prompt. Si aprono nuovi scenari di lavoro per chi sviluppa codice o gestisce flussi di automazione da riga di comando.
Gemini CLI: un agente AI che vive nel terminale
Il cuore di Gemini CLI è una combinazione tra un agente software e uno sviluppatore junior sempre pronto a intervenire; funge da ponte tra l’intelligenza artificiale e l’operatività quotidiana. A partire dalla generazione automatica di progetti tramite @init
, fino all’editing diretto dei file con @edit
, l’interfaccia riesce a fondere assistenza conversazionale e operatività immediata. Ma soprattutto, Gemini CLI non si limita a dare suggerimenti: esegue davvero le azioni. Non si comporta come un assistente che si ferma al consiglio; entra in gioco, scrive codice, modifica file, lancia comandi.
Gemini CLI lascia il controllo totale su quali file siano visibili al modello; questa impostazione favorisce la privacy e offre maggiore flessibilità nei contesti aziendali in cui la sicurezza è essenziale.
Gemini CLI può integrarsi con strumenti esterni, adattarsi a linguaggi specifici e modellarsi sui workflow più complessi. Il supporto ai prompt con grounding tramite Google Search rappresenta un vantaggio importante; consente di arricchire il contesto del modello con dati in tempo reale, ampliando la rilevanza delle risposte. Tutto questo avviene gratuitamente (1000 prompt al giorno); il che lo rende accessibile anche a chi opera in contesti indipendenti o educativi, senza budget enterprise.
Gemini CLI viene eseguito nativamente sul sistema operativo; si installa ed esegue direttamente all’interno del terminale su Windows, macOS e Linux, senza dipendenze proprietarie o ambienti virtualizzati obbligatori. Questa caratteristica lo rende molto flessibile e facilmente integrabile con ambienti di sviluppo locali o pipeline automatizzate.
Claude Code, Gemini CLI e OpenAI Codex CLI: confronto tra approcci
L’attuale ecosistema CLI basato su AI è ora dominato da tre nomi: Claude Code, Gemini CLI e Codex CLI. Ognuno propone una visione distinta dell’assistenza terminale. Claude Code si appoggia a Claude Opus e si distingue per la profondità nel ragionamento e nella comprensione del codice; tuttavia, la sua limitazione all’ecosistema macOS e un modello più chiuso hanno frenato la diffusione in ambienti Windows e Linux. OpenAI Codex CLI, lanciato ad aprile, ha introdotto una CLI potente ma meno integrabile e meno espandibile rispetto alla proposta Google. Manca della stessa elasticità negli strumenti di personalizzazione che Gemini CLI offre con YAML e script.
Il confronto si acuisce sul piano dei costi: Claude Code nella versione Max costa 200 dollari al mese, mentre Gemini CLI offre gratuitamente 1.000 richieste al giorno e 60 al minuto. Anche sul fronte open source, Gemini CLI si distingue: disponibile su GitHub con licenza Apache 2.0, permette fork, estensioni e audit completo del codice. Claude Code, invece, resta una scatola nera.
Il lato agentico e pratico è un altro aspetto. Claude eccelle nel coordinare sub-agenti per task distribuiti, elaborando flussi complessi in parallelo mentre dalle prime prove sembra che Gemini CLI si avvicini a questo livello, ma tende a semplificare i processi.
OpenAI Codex CLI invece si mantiene su un livello intermedio, con buona capacità di esecuzione, ma con meno strumenti di estensione.
Un ecosistema in evoluzione: scenari futuri e integrazioni
Con l’integrazione a Gemini Code Assist e strumenti come Veo, Imagen e MCP, Gemini CLI promette un’espansione continua. La possibilità di generare contenuti multimediali, gestire pipeline automatizzate e interagire con API esterne suggerisce che il futuro della programmazione conversazionale seguirà un approccio sempre più suddiviso in componenti riutilizzabili, adattabili e combinabili tra loro in modo flessibile. La presenza su GitHub consente aggiornamenti veloci, correzioni community-driven e una curva di evoluzione più rapida rispetto a modelli chiusi.
In questo scenario, la CLI diventa non solo uno strumento di sviluppo ma un hub operativo, in cui AI e automazione dialogano con il sistema operativo. Il fatto che Google stia aprendo i propri agenti a contesti cross-platform e a piani gratuiti indica una strategia aggressiva volta a conquistare sviluppatori indipendenti e aziende.
L’introduzione del Model Context Protocol (MCP) estende ulteriormente il potenziale: permette una gestione avanzata del contesto del prompt, aprendo alla creazione di flussi conversazionali persistenti. In prospettiva, la CLI non sarà più solo un interprete di comandi ma un partner operativo completo.
Installazione Gemini CLI
Per eseguire Gemini CLI su Windows 11, macOS e Linux serve solo avere Node.js versione 18 o superiore; una volta installato, si apre il terminale del proprio sistema e si esegue il comando
npx https://github.com/google-gemini/gemini-cli
.
Al primo avvio, l’interfaccia guida nella scelta del tema (chiaro o scuro) e richiede l’accesso con un account Google; completata l’autenticazione, Gemini CLI sarà subito operativo. Il sistema funziona nativamente su tutte le piattaforme, senza container né emulazioni, ed è in grado di modificare file, generare progetti (@init
) o eseguire operazioni direttamente nel terminale tramite linguaggio naturale. Per usarlo di nuovo basta rieseguire lo stesso comando npx
sopra, oppure creare un alias per avviarlo più rapidamente.
Un assistente per neofiti
Gli assistenti AI in grado di operare all’interno di un terminale come Gemini CLI possono aiutare anche chi è alle prime armi, non solo chi ha esperienza nella programmazione. Immagina di essere un principiante su Linux, disorientato di fronte alle centinaia di comandi disponibili in bash.

Una volta installato Gemini CLI, puoi ricevere supporto (e anche l’esecuzione automatica!) per ogni operazione sul sistema: dalla formattazione di un’unità, alla ricerca di file in una directory, dalla configurazione di un cronjob fino alla creazione di script di backup. E questo è solo l’inizio; le possibilità sono praticamente infinite, limitate solo dalla tua immaginazione.
Dal momento che Gemini agirà sul sistema operativo (dietro tua conferma dopo ogni comando) il tuo antivirus potrebbe bloccarne l’utilizzo; dovrai preventivamente creare un esclusione sul tuo antivirus.
Conclusione: oltre la CLI
Google dimostra di avere un strategia sempre più aggressiva nel campo dell’AI. Gemini CLI è solo un primo tassello di una strategia più ampia che punta a trasformare la riga di comando in un ambiente ricco, interattivo e dotato di intelligenza contestuale. Meno interfacce grafiche, più efficienza da terminale, meno barriere economiche e più apertura.
Per chi lavora quotidianamente con shell, sistemi remoti o ambienti cloud-native, Gemini CLI offre uno strumento flessibile, aggiornabile e, soprattutto, gratuito. Anche se ci sono ancora margini di miglioramento sul fronte della precisione e della profondità analitica, il progetto Google segna una tappa importante nella democratizzazione degli agenti AI operativi.
Da che parte sceglieranno di andare gli sviluppatori? Come reagiranno OpenAI e Claude di fronte all’apertura gratuita offerta da Google ? Dì la tua nei commenti!