Rufus è quel piccolo programma gratuito che probabilmente molti voi avete sul vostro pc; è sempre pronto a salvare la giornata quando Windows rifiuta di partire, oppure quando serve un’installazione pulita e subito. Con la versione Rufus 4.10, lo sviluppatore Pete Batard rilascia un aggiornamento ancora più veloce, sicuro e, per la prima volta anche in dark mode.
L’aggiunta più visibile è senza dubbio la modalità scura, integrata grazie a un contributo della community. Tuttavia, il cuore dell’aggiornamento è il supporto diretto per la creazione di media compatibili con il modello di firma Windows UEFI CA 2023. Microsoft ha infatti introdotto un nuovo certificato per Secure Boot. Rufus si adatta fornendo uno strumento che automatizza parte del lavoro che prima richiedeva script, patch e test ripetitivi.


Con il rollout di Windows 11 25H2 e le relative modifiche alla catena di trust del boot manager, Rufus 4.10 diventa quasi essenziale se ti trovi a migrare sistemi o testare configurazioni su hardware aggiornato. La compatibilità è garantita solo se si parte da un iso 25H2; l’app non forzerà nessuna conversione, ma riconoscerà automaticamente i file corretti e proporrà l’opzione adatta.
Rufus 4.10 adotta il dark mode
Finalmente l’icona arancione si apre su un’interfaccia nero antracite, con micro-contrasti viola e testo grigio chiaro che non affatica gli occhi. Con la dark mode ogni pulsante ha un alone leggero quando ci si passa sopra e le barre di progresso diventano verde acido; gli avvisi critici, invece, compaiono in rosso ciliegia.
Le label rimangono leggibili anche se il monitor è inclinato. L’implementazione è nativa e si attiva automaticamente se Windows è già in tema scuro. In pratica, Rufus adesso sembra quasi un componente del sistema.
Cosa cambia quando crei la chiavetta


Microsoft ha rinnovato la catena di fiducia UEFI introducendo i certificati Windows CA 2023. Questo significa che le vecchie chiavette create con ISO precedenti al 25H2 potrebbero non avviarsi su PC aggiornati all’ultimo microcode. Microsoft ha infatti modificato la catena di firma del boot per gestire scadenze e vulnerabilità legate al vecchio certificato. Chi aggiorna dispositivi firmware-level deve ora assicurarsi che i nuovi certificati siano accettati e che il boot manager sia firmato correttamente.
Rufus 4.10 riconosce automaticamente un’immagine Windows 11 25H2 e propone un flag opzionale che inietta i nuovi certificati nel bootloader. Il processo non tocca il file ISO originale, ma ricostruisce la struttura EFI in modo che Secure Boot la trovi firmata correttamente. Il vantaggio: nessun messaggio di avvio bloccato, nessun bisogno di disattivare Secure Boot nel firmware e nessuna corsa al BIOS per abilitare CSM. L’unico prerequisito è possedere l’ISO ufficiale 25H2, scaricabile dal sito Microsoft o generata con Media Creation Tool appena aggiornato.
Questa funzione, inoltre, consente di evitare errori di boot su macchine con firmware aggiornato. La semplicità con cui Rufus propone l’opzione giusta, quando rileva un ISO conforme, riduce i casi in cui un supporto apparentemente valido risulta invece non avviabile. Chi lavora con boot multipli o deployment in ambienti eterogenei può trarne vantaggio immediato.
Salva chiavetta in ISO, persistenza Linux Mint e altri miglioramenti


Viene anche introdotta una funzione per salvare un drive USB esistente come ISO in formato UDF. E’ utile per archiviare copie di installazioni personalizzate, chiavette con script, driver o configurazioni replicate. È una funzione che semplifica l’audit, conservando anche i file nascosti e le etichette di volume. Tuttavia, per ora funziona solo su chiavette formattate in UDF. Non è un imaging forense oppure un clone raw, ma, una soluzione agile per chi lavora spesso con configurazioni ricorrenti.
Per chi lavora con Linux Mint, viene migliorato il supporto alla persistenza; una funzione che consente di creare live USB in grado di salvare le modifiche tra una sessione e l’altra. Rufus 4.10 corregge il bug della persistenza che azzera le modifiche dopo il primo riavvio; la home rimane intatta e gli aggiornamenti software sopravvivono tra un boot e l’altro.
Un altro miglioramento riguarda il reporting degli errori in fase di scrittura su VHD e VHDX. Gli errori sono ora descrittivi, più leggibili, precisi; quindi, utili per chi cerca di capire perché un’immagine non si salva correttamente. Anche la gestione di ISO con percorsi lunghi è stata corretta: in passato, Rufus poteva bloccarsi se un file .iso era annidato troppo in profondità nelle cartelle.
Sempre sul fronte della stabilità, sono stati sistemati alcuni bug legati alla selezione dei file system in modalità ISO e alla visualizzazione errata di aggiornamenti DBX su certi fusi orari. Anche qui, si tratta di dettagli che emergono solo nell’uso quotidiano ma che, se trascurati, possono rallentare operazioni cruciali.
Rufus 4.10: conclusione
Le nuove funzionalità della versione 4.10 sono ben integrate e mantengono la leggerezza del tool originale. La dark mode lo rende piacevole da usare, i certificati 2023 lo rendono indispensabile su hardware nuovo e le piccole accortezze (ISO di backup, persistenza Mint, errori chiari) lo trasformano in un riferimento.










