Riot Games ha annunciato una misura drastica per contrastare i trucchi hardware in Valorant; chi possiede alcune schede madri Asus, Gigabyte, MSI o ASRock dovrà aggiornare il BIOS per continuare a giocare. La decisione arriva dopo la scoperta di una vulnerabilità critica che permetteva ai cheater di aggirare i controlli di sicurezza hardware. Il sistema anti-cheat Vanguard ora verifica che la protezione Pre-Boot DMA sia correttamente attiva; in caso contrario, compare l’errore VAN: Restriction che impedisce l’accesso al gioco.


Questa mossa colpisce potenzialmente milioni di giocatori; molti dei quali potrebbero non avere familiarità con le procedure di aggiornamento del BIOS. Riot ha collaborato con i principali produttori di schede madri per rilasciare patch correttive, ma l’onere dell’aggiornamento ricade interamente sui giocatori. Una scelta che divide la community tra chi apprezza la lotta ai cheater e chi lamenta l’eccessiva invasività del sistema anti-cheat.
Come funziona la falla IOMMU su Valorant
Il problema tecnico riguarda l’IOMMU (Input-Output Memory Management Unit); un componente che protegge la memoria RAM dagli accessi non autorizzati tramite dispositivi DMA. In condizioni normali, la protezione Pre-Boot DMA utilizza l’IOMMU per bloccare dispositivi sospetti durante l’avvio del sistema. Tuttavia, alcuni firmware delle schede madri segnalavano erroneamente al sistema operativo che questa protezione fosse attiva; in realtà l’IOMMU non si inizializzava correttamente durante il boot.
Questo permetteva a dispositivi DMA malevoli di iniettare codice prima che Vanguard potesse intervenire. I dispositivi DMA per cheating sono hardware specializzato che si collega direttamente allo slot PCIe; bypassano processore e sistema operativo per leggere e scrivere direttamente nella RAM. Si tratta di hardwarecostoso e complesso, utilizzato principalmente da cheater professionisti in competizioni con premi in denaro. Una volta che il sistema è completamente avviato, non può più verificare se codice malevolo sia stato iniettato durante la fase di pre-boot. I giocatori su console possono tirare un sospiro di sollievo, dato che questa problematica è esclusiva del mondo PC.
Quali schede madri sono coinvolte e come verificare la vulnerabilità
I quattro principali produttori di schede madri hanno rilasciato advisory di sicurezza con relativi codici CVE; Asus (CVE-2025-11901), Gigabyte (CVE-2025-14302), MSI (CVE-2025-14303) e ASRock (CVE-2025-14304). Per verificare se il proprio sistema è vulnerabile, basta tentare di avviare Valorant: se compare l’errore VAN: Restriction, è necessario procedere con l’aggiornamento.


Riot Games consiglia di controllare che anche funzionalità come Secure Boot, VBS (Virtualization-Based Security) e IOMMU siano correttamente abilitate nel BIOS. Per identificare il modello esatto della propria scheda madre, è sufficiente digitare msinfo32 nella barra di ricerca di Windows. Asus ha inoltre avvertito che questa vulnerabilità non riguarda solo Valorant; qualsiasi sistema con accesso fisico locale potrebbe essere potenzialmente compromesso.
Aggiornare il BIOS: procedura e rischi per i giocatori meno esperti
L’aggiornamento del BIOS non è un’operazione banale e può intimidire chi non ha dimestichezza con l’hardware. Un errore durante la procedura può rendere il computer inutilizzabile, richiedendo interventi tecnici specializzati. Riot Games suggerisce di consultare i siti ufficiali dei produttori o cercare video tutorial specifici per il proprio modello di scheda madre e CPU. Prima di procedere, è fondamentale verificare se il disco di sistema utilizza il formato GPT o MBR tramite Gestione Disco di Windows; passare a UEFI con un disco MBR può impedire l’avvio del sistema.
Oltre all’aggiornamento del BIOS, potrebbe essere necessario abilitare manualmente TPM 2.0, passare da Legacy a UEFI, attivare Secure Boot e configurare correttamente l’IOMMU. Per chi non si sente sicuro, il consiglio è rivolgersi a un tecnico professionista. La documentazione ufficiale di Riot elenca tutti i passaggi necessari; ma la complessità della procedura resta un ostacolo per molti giocatori.
Valorant e la guerra ai cheater
Riot Games definisce questa misura “un passo necessario nella nostra corsa agli armamenti contro i cheat hardware”. Chiudendo questa falla pre-boot, l’azienda afferma di neutralizzare un’intera categoria di cheat precedentemente impossibili da rilevare, alzando notevolmente il costo del gioco sleale. La scoperta non beneficerà solo a Valorant; altri titoli competitivi potrebbero adottare misure simili in futuro. Call of Duty ha già implementato requisiti di Secure Boot per le sue beta, segnalando una tendenza del settore verso controlli hardware più stringenti. Anche Fornite mette in atto delle rigide regole anti cheating.
Tuttavia, non tutti accolgono positivamente queste novità. Alcuni su Reddit criticano l’invasività di Vanguard, che opera a livello kernel e ora richiede modifiche al firmware della scheda madre. Il fatto che Valorant sia free-to-play complica ulteriormente la situazione; i cheater bannati possono semplicemente creare nuovi account, mentre i giocatori onesti devono affrontare procedure tecniche relativamente complesse.










