Reignbreaker è l’ultimo titolo sviluppato da Studio Fizbin, pubblicato da Thunderful Games e rilasciato su PC il 18 marzo scorso. È un roguelike d’azione con visuale isometrica, ambientato in un universo steampunk a tinte medievali, che affonda le sue radici nell’estetica punk. Il rilascio del gioco è coinciso con la chiusura dello studio, l’opera finale di una software house che ha sempre cercato di sperimentare.

Studio Fizbin è uno studio indipendente tedesco noto per diversi titoli apprezzati come The Inner World, Minute of Islands e l’originale Say No! More. Reignbreaker invece non tenta di reinventare il genere roguelike, ma prova a dire la sua con una direzione artistica molto personale e un gameplay a tratti brillante. Reignbreaker sembra molto simile ad Hades, con il suo punto di vista isometrico, i movimenti rapidi e una narrazione che ti spinge a non fermarti.
Il protagonista è Clef, ex soldatessa della Regina delle Chiavi, ora ribelle determinata a rovesciare un regime autoritario che opprime il proprio popolo. Il gioco si presenta subito con toni decisi, catapultandoti nel caos dell’azione senza grandi introduzioni. L’assenza di tutorial può inizialmente spaesare, ma rientra perfettamente nell’intento del gioco di lasciarti scoprire ogni cosa sul campo, sbagliando e riprovando.
La trama: ribellione, lealtà spezzate e controllo mentale
La storia si sviluppa in modo frammentato, attraverso dialoghi sbloccabili con i nemici e i compagni di lotta, e presenta un mondo in cui la Regina mantiene il potere grazie a un sistema di controllo mentale chiamato “segnale”. Clef non si lascia incantare e decide di affrontare da sola un percorso costellato di nemici ex alleati, ora ciechi fedeli della corona.
I rapporti tra i personaggi non sono solo accennati; il gioco offre scorci emotivi autentici, come le conversazioni tra Clef e Andrea, sua sorella d’armi, che rendono la narrativa più umana. Altri comprimari, come i Trenchrats, bambini scampati al controllo mentale, offrono dettagli importanti per comprendere il mondo in cui ci si muove. Il contesto è volutamente poco dettagliato: la narrazione punta a costruire atmosfere e sensazioni, più che fornire una lore completa.

Gameplay: ritmo, rischio e costruzione
Reignbreaker segue le regole classiche dei roguelike, ogni run presenta una configurazione diversa; ogni sconfitta riporta Clef nel rifugio iniziale. Tuttavia, non tutto viene perso: è possibile investire la valuta raccolta in potenziamenti permanenti; questi migliorano salute, danni o capacità evasive. Il fulcro dell’esperienza ruota attorno ai combattimenti; si svolgono in stanze chiuse denominate “Vaults“. Ogni stanza propone una sfida tra tre opzioni: eliminare tutti i nemici presenti; farlo senza subire colpi, oppure completare il combattimento entro un tempo limite. A ogni successo corrisponde una ricompensa, sotto forma di potenziamenti legati a quattro fazioni rivali; ognuna con abilità tematiche e vantaggi specifici.
Clef combatte utilizzando un giavellotto. Può lanciarlo per colpire a distanza; può eseguire attacchi ad area, oppure conficcarlo a terra per usarlo come torretta temporanea. A questo si aggiunge il combattimento corpo a corpo, che arricchisce le combinazioni disponibili. Permette di alternare colpi rapidi a manovre più pesanti.
Il sistema incentiva l’esperimento: ogni run è l’occasione per testare build differenti; ogni scelta influenza l’efficacia complessiva. Alcuni miglioramenti sono particolarmente potenti; purtroppo sono vincolati a perk sbloccabili solo col tempo. Questo impone una curva di apprendimento che limita l’immediatezza; costringe a sbloccare opzioni che sarebbe stato naturale avere da subito. Nonostante ciò, la progressione risulta coinvolgente; l’idea di migliorarsi a ogni tentativo mantiene alto il coinvolgimento.

Modalità e progressione
Oltre alle sfide standard, Reignbreaker include aree opzionali; sono pensate per chi vuole mettersi in gioco. Entrarvi comporta un rischio maggiore; la difficoltà cresce, ma anche le ricompense. In queste sezioni si trovano potenziamenti rari, equipaggiamenti unici e upgrade speciali. Dopo ogni gruppo di Vault, si raggiungono stanze sicure. Qui è possibile scambiare le chiavi accumulate per nuove armi o oggetti. Ogni oggetto presenta una condizione specifica per essere attivato; ad esempio, infliggere un certo numero di danni o sopravvivere a una sequenza di ondate.
Questo sistema rende ogni run piena di scelte; non basta sopravvivere, bisogna anche decidere quando rischiare. La gestione dell’inventario è fondamentale. Gli slot disponibili sono pochi, bisogna decidere con attenzione cosa equipaggiare. Anche i perk hanno un ruolo chiave. Alcuni migliorano la difesa, altri potenziano gli attacchi o modificano le proprietà del giavellotto. Capire quali combinazioni funzionano meglio è parte integrante dell’esperienza. Non esiste una build perfetta.
La ripetizione fa parte del genere, è inevitabile. Ma in Reignbreaker non sempre è ben dosata. Alcune stanze compaiono troppo spesso, lo stesso vale per certi nemici. Questa ripetizione può ridurre la varietà percepita. Inoltre, i personaggi nel rifugio non hanno una funzione narrativa profonda; le interazioni sono brevi e raramente offrono nuove informazioni. Tuttavia, i combattimenti contro i boss sono un altro discorso. Sono ben costruiti, richiedono attenzione, adattamento e reattività. Ogni run insegna qualcosa e ogni sconfitta affina la strategia. Con il tempo, si nota un miglioramento tangibile nella padronanza delle meccaniche.
Aspetto visivo e sonoro: stile e atmosfera a confronto
Dal punto di vista estetico, Reignbreaker sceglie uno stile visivo grezzo e metallico; un’identità visiva che si fa notare subito. L’intero mondo di gioco sembra costruito con ingranaggi arrugginiti, molle esposte e tubature che sputano vapore; una visione decadente che comunica disordine, repressione e ribellione. L’atmosfera è pervasa da una sensazione di oppressione; il design ambientale trasmette questa sensazione anche nei dettagli, come i fondali sporchi e le luci tremolanti.
Il comparto audio è molto convincente. Le musiche riescono a sottolineare bene la tensione dei momenti chiave; nei livelli più avanzati e nei boss si percepisce chiaramente l’aumento dell’intensità. La presenza di tracce con testi cantati è un elemento originale; queste canzoni arricchiscono l’atmosfera e forniscono nuovi indizi sulla trama. Per chi gioca più volte, è un valore aggiunto. Gli effetti sonori sono ben curati; i suoni meccanici sono credibili e i rumori ambientali aiutano a percepire i pericoli. Il doppiaggio è ben fatto, e alcuni dialoghi sono carichi di tensione emotiva. Si percepisce la cura nella recitazione che contribuisce a rendere credibili i personaggi principali.

Conclusioni: perché vale la pena provarlo
Reignbreaker riesce a lasciare il segno. Non introduce grandi novità nel genere ma costruisce con consapevolezza su elementi già noti. Lo fa con uno stile coerente, personale e ben riconoscibile. I combattimenti risultano soddisfacenti; richiedono attenzione e premiano il tempismo. Le boss fight rappresentano i momenti migliori: intense, ben ritmate, sempre stimolanti. L’atmosfera riesce a catturare grazie al contrasto tra tecnologia e decadenza; è perfetta per chi apprezza le ambientazioni steampunk o le narrazioni ribelli.
Il prezzo è contenuto (€8.99 su Steam) e aiuta a sorvolare su alcuni limiti evidenti, come la varietà nemica ridotta. Alcuni nemici tornano troppo spesso e la ripetizione può diventare prevedibile. In un panorama dove i roguelike abbondano, questo titolo trova spazio come esperienza breve, ma intensa. Si adatta bene a chi cerca scontri rapidi, progressione diretta e un’estetica che esca dai canoni convenzionali. Se non sei convinto su Steam trovi anche una demo giocabile. Buon divertimento !
Hardware consigliato
Per giocare a Reignbreaker in FHD (1080p) è sufficiente una GPU entry level come la AMD Radeon RX 7600 🧺 oppure la Nvidia GeForce RTX 4060 🧺. Può essere giocato in 1080p con settings moderati anche da processori con GPU integrata come l ’AMD Ryzen 8700G (su socket AM5) o qualsiasi minipc con GPU integrata come il Geekom AE8, il GMKtec NucBox K11 o il potente Beelink SER9.
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