A partire dal termine del supporto ufficiale, previsto per il 14 ottobre 2025, i possessori di PC con Windows 10 riceveranno patch di sicurezza senza costi aggiuntivi per un intero anno. Questa decisione arriva dopo un confronto serrato con Euroconsumers; un’organizzazione paneuropea che tutela i diritti dei consumatori e rappresenta 1,5 milioni di nuclei familiari.
Inizialmente, Microsoft aveva proposto un modello in cui l’accesso gratuito agli ESU era legato all’utilizzo di Microsoft Rewards o all’attivazione del backup su cloud. Tuttavia, questa condizione ha sollevato dubbi di conformità con il Digital Markets Act (DMA). In particolare, l’articolo 6(6) vieta alle grandi piattaforme di vincolare servizi essenziali all’uso di altri propri prodotti.


Adesso il programma gratuito è accessibile a tutti i consumatori dei 27 Stati membri dell’UE più Islanda, Liechtenstein e Norvegia. L’unica condizione imposta riguarda l’uso di un account Microsoft.
Le regole per restare protetti con Windows 10 dopo il 2025
Nonostante la gratuità, l’accesso agli Extended Security Updates non è privo di requisiti. E’ necessario effettuare l’accesso al PC con un account Microsoft (MSA) e farlo almeno una volta ogni 60 giorni. Se trascorrono più di due mesi senza un accesso con lo stesso account, il sistema viene automaticamente escluso dal programma. In quel caso, basterà effettuare nuovamente l’accesso con lo stesso MSA per rientrare nel programma, senza penalità né costi.
Questo meccanismo spinge chi usa un account locale a migrare verso un profilo Microsoft. Chi già utilizza un account Microsoft non noterà alcun cambiamento; per gli altri, invece, si tratta comunque di un impegno periodico. Tuttavia, Microsoft ha eliminato l’obbligo di attivare il backup su cloud. Ma il controllo periodico dell’accesso con MSA mantiene comunque un legame stretto con l’ecosistema Microsoft.
Le critiche di Euroconsumers
Nonostante il passo verso la gratuità, Euroconsumers non nasconde le sue perplessità. Nella sua risposta ufficiale a Microsoft, sottolinea che un’estensione di solo 12 mesi non è sufficiente per un sistema operativo ancora ampiamente diffuso. Molti PC funzionanti perfettamente non possono essere aggiornati a Windows 11 a causa dei requisiti hardware più stringenti; per esempio, la necessità di TPM 2.0 o CPU recenti.
Si stima che oltre 850 milioni di dispositivi siano bloccati su Windows 10. A differenza del passaggio da Windows 7 o 8 a Windows 10 — che non richiedeva hardware nuovo — questa transizione costringe molti a sostituire il proprio computer. Inoltre, Microsoft ha dimezzato il periodo di supporto post-lancio. Windows 10 cesserà di ricevere aggiornamenti solo quattro anni dopo l’arrivo di Windows 11; mentre in passato Windows 7 è stato supportato per otto anni dopo il debutto di Windows 8.
Questo accelera l’obsolescenza programmata e contrasta con gli obiettivi europei di economia circolare e sostenibilità digitale, come affermato nella risposta di Euroconsumers. I dispositivi rigenerati o di seconda mano, dipendono dalla disponibilità di aggiornamenti di sicurezza per restare utilizzabili. Senza aggiornamenti diventano vulnerabili e presto inutilizzabili, contribuendo all’aumento dei rifiuti elettronici. Euroconsumers chiede quindi a Microsoft di considerare un’estensione più lunga del supporto, coerente con le aspettative dei consumatori e con le politiche ambientali dell’Unione Europea.
Windows 10: cosa fare adesso
Chi possiede un PC con Windows 10 in Europa ha ora un’opportunità per prolungare la vita del proprio dispositivo in sicurezza. Il primo passo è verificare la compatibilità con Windows 11; se il sistema non soddisfa i requisiti, conviene prepararsi per l’iscrizione al programma ESU gratuito. È fondamentale creare o collegare un account Microsoft al proprio profilo Windows; anche se si preferisce usare un account locale per la maggior parte del tempo. Basterà accedere con l’MSA ogni due mesi per mantenere attivi gli aggiornamenti.
Nel frattempo, Microsoft continua a spingere verso Windows 11, sia con aggiornamenti gratuiti per i dispositivi compatibili, sia con soluzioni cloud come Windows 365. Tuttavia, per milioni di persone, queste opzioni non sono realistiche. La vera sfida riguarda la durata reale dei prodotti digitali. Se un computer funziona bene, perché dovrebbe diventare insicuro dopo pochi anni? Per ora, chi resta su Windows 10 in Europa è più tranquillo — almeno fino al 2026.











