Le nuove ricerche sulle cellule staminali stanno cambiando radicalmente il modo in cui vediamo la capacità del nostro corpo di guarire da solo. In particolare, lo studio pubblicato su Cell Stem Cell mostra che il digiuno prolungato — fatto per 48 ore e ripetuto in più cicli — non è solo una scelta alimentare, ma un vero intervento biologico con effetti profondi.


Lo studio spiega che durante il digiuno si abbassano molto i livelli di IGF-1, un ormone che regola crescita e invecchiamento; e di PKA, un enzima che trasmette ordini alle cellule su come comportarsi. Quando questi due segnali si riducono, accade qualcosa di straordinario; le cellule staminali del sangue, che vivono nel midollo osseo, diventano più attive e iniziano a moltiplicarsi in modo più efficiente e bilanciato. Questo effetto potenzia la loro capacità di rigenerare il sistema immunitario. Queste cellule diventano più capaci di riparare i danni, come quelli causati dalla chemioterapia, dallo stress cronico o dall’invecchiamento.
Il digiuno prolungato sembra riattivare il potere naturale del corpo di rinnovarsi, agendo in profondità sulle cellule che producono tutti gli elementi del sangue. È un approccio semplice, ma con un impatto potenziale enorme sulla salute e la longevità.
Questa scoperta cambia il modo in cui vediamo il legame tra alimentazione e salute del corpo. Non è solo che mangiare meno fa “bene in generale”; qui si parla di un vero e proprio meccanismo scientifico; riducendo alcuni ormoni ed enzimi legati alla crescita (IGF-1 e PKA), il digiuno aiuta le cellule staminali — quelle che rigenerano il sangue e il sistema immunitario — a funzionare meglio.
Il ruolo di IGF-1 e PKA nella rigenerazione
Capire come funziona il digiuno prolungato a livello cellulare ci mostra quanto il corpo sia regolato da un sistema preciso e raffinato. Due molecole chiave — IGF-1 e PKA — agiscono come interruttori che decidono cosa devono fare le cellule staminali del sangue.
Quando digiuniamo per almeno 48 ore, i livelli di IGF-1 si abbassano molto. Questo calo dà il via a una serie di segnali che spengono anche l’attività di PKA. Il risultato? Le cellule staminali cambiano comportamento; non si affrettano più a moltiplicarsi o trasformarsi, ma entrano in una modalità di protezione e rigenerazione.


IGF-1 è come un pedale dell’acceleratore che normalmente spinge le cellule a crescere e dividersi rapidamente. Durante il digiuno, questo pedale viene sollevato. Le cellule staminali, anziché bruciarsi nel fare troppo e in fretta, rallentano, si proteggono e si preparano a rigenerarsi meglio. PKA è il messaggero che trasmette questi segnali di rallentamento fino al nucleo della cellula, dove vengono modificati i geni attivi.
Un aspetto particolarmente interessante riguarda FoxO1; è una proteina che agisce da interruttore genetico e che si attiva quando calano IGF-1 e PKA durante il digiuno. FoxO1 regola geni importanti per proteggere le cellule dallo stress, mantenerle giovani e capaci di rigenerarsi. In altre parole, è uno dei principali “guardiani” della vitalità delle cellule staminali.
Allo stesso tempo, il digiuno fa diminuire un altro elemento chiamato G9a; un enzima che normalmente spinge le cellule a specializzarsi (cioè a trasformarsi in globuli bianchi, rossi, ecc.). Quando G9a cala, le cellule staminali restano più “aperte” e pronte a rigenerare, senza perdere la loro flessibilità.
Questo doppio effetto — più FoxO1, meno G9a — crea un ambiente perfetto per una rigenerazione ordinata, senza squilibri. Il corpo non si limita a sopravvivere durante il digiuno; si prepara in modo intelligente a ricostruire quando il cibo torna disponibile.
Cellule staminali: la rigenerazione del sistema sanguigno
Le cellule staminali del sangue sono il motore centrale della rigenerazione studiata in questa ricerca. Vivono nel midollo osseo e hanno un talento unico; possono trasformarsi in qualunque tipo di cellula del sangue — globuli bianchi, globuli rossi e piastrine — a seconda di ciò che serve al corpo.
Quando si digiuna per 48 ore, queste cellule non solo aumentano di numero, ma diventano anche più attive e performanti. I dati dello studio mostrano che i cicli di digiuno fanno crescere fino a sei volte la produzione di nuove cellule staminali e progenitrici del sangue. Incredibilmente, oltre il 90% di questo aumento riguarda cellule davvero “giovani” e rigenerative. In parole semplici, il digiuno dà un impulso potente al “laboratorio interno” che crea e rinnova il sangue; lo rende più efficiente, pronto a riparare e a rispondere a situazioni di stress o danno.
Un effetto molto interessante del digiuno riguarda il tipo di cellule del sangue che vengono prodotte. Con l’età, le cellule staminali del midollo osseo tendono a cambiare comportamento; iniziano a produrre sempre più cellule mieloidi (come i globuli bianchi “di prima linea”) e meno cellule linfoidi (quelle legate alla memoria immunitaria). Questo sbilanciamento indebolisce la capacità del sistema immunitario di rispondere in modo efficace. I cicli di digiuno, riescono a invertire questa tendenza legata all’invecchiamento.
Il digiuno ripristina l’equilibrio funzionale delle cellule staminali
Dopo il digiuno, le cellule staminali tornano a un profilo più equilibrato; alcune sono più orientate verso i linfociti (Ly-HSC), altre restano neutre (Balanced-HSC), altre ancora verso le cellule mieloidi (My-HSC). In pratica, il digiuno “ringiovanisce” il comportamento delle cellule staminali, rendendole più flessibili e capaci di adattarsi.
Le cellule staminali provenienti da topi sotto digiuno rigenerano meglio il sangue rispetto a quelle di topi che non hanno fatto digiuno. In sostanza, il digiuno non solo stimola la rigenerazione, ma induce cambiamenti profondi e duraturi nelle cellule staminali; modifiche che si mantengono nel tempo e che potenzialmente migliorano la qualità dell’intero sistema immunitario.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il digiuno prolungato non indebolisce le difese dell’organismo; le rafforza e le ringiovanisce, grazie a reazioni biologiche complesse che vanno ben oltre il semplice “non mangiare per un po’”. Questo approccio contrasta nettamente con le strategie farmacologiche tradizionali che mirano a stimolare la proliferazione cellulare.
La cosa affascinante è che tutto questo non succede per caso; è una risposta biologica precisa, programmata dall’evoluzione per affrontare i momenti di scarsità. Durante il digiuno il corpo mette in pausa il superfluo; protegge ciò che è essenziale e tiene pronte le cellule più importanti per ripartire al meglio.
Applicazioni terapeutiche: chemioterapia e invecchiamento
Questa ricerca non si limita a spiegare come funziona il digiuno a livello cellulare; apre la strada a nuove possibilità concrete per la medicina. In particolare, il digiuno prolungato (almeno 48 ore) potrebbe diventare un modo per proteggere il corpo durante la chemioterapia o per contrastare l’invecchiamento del sistema immunitario. Nei topi, digiunare prima della chemio ha ridotto del 50% i danni al DNA causati dai farmaci contro il tumore. Questo significa meno effetti collaterali e una migliore capacità del corpo di rigenerarsi.
In uno studio clinico su persone malate di tumore, chi aveva digiunato per 72 ore prima della chemio aveva un sistema immunitario più stabile, con linfociti in numero normale e un profilo del sangue più bilanciato. Questo è molto importante, perché uno dei peggiori effetti collaterali della chemioterapia è proprio l’indebolimento del sistema immunitario.
Anche sull’invecchiamento i risultati sono incoraggianti. In topi anziani (l’equivalente di 70 anni umani), otto cicli di digiuno hanno riportato il sistema immunitario a uno stato simile a quello di topi giovani. Il digiuno sembra poter invertire alcuni effetti dell’invecchiamento e mantenere il corpo più preparato a difendersi dalle malattie.
In sintesi, secondo questa ricerca il digiuno prolungato — se ben gestito — potrebbe diventare una strategia naturale per aiutare il corpo a rigenerarsi, a reagire meglio alle cure contro il cancro e a invecchiare più lentamente.
Verso una medicina rigenerativa
I risultati di questa ricerca aprono scenari molto più ampi di quanto si pensi. Non si parla solo di aiutare i malati di tumore o di rallentare l’invecchiamento; il digiuno prolungato potrebbe diventare parte di nuove cure rigenerative per diverse malattie del sangue, problemi del sistema immunitario e condizioni in cui il midollo osseo non funziona bene.
C’è un’altra possibilità interessante; creare farmaci che imitino gli effetti del digiuno, senza che il paziente debba davvero smettere di mangiare per giorni. Alcune molecole che riducono l’azione di IGF-1 o PKA potrebbero offrire lo stesso effetto protettivo e rigenerativo, ma in modo più pratico e controllabile. Naturalmente, questi farmaci devono essere studiati con attenzione, perché interferire con i segnali cellulari può anche causare effetti collaterali se non viene fatto nel modo giusto.
Questo studio ci suggerisce anche un’idea ancora più ambiziosa: usare l’alimentazione per “riprogrammare” le cellule staminali, cioè per guidarle a diventare più efficaci nella rigenerazione di tessuti e organi. In futuro, potremmo usare protocolli di digiuno insieme ad altre terapie per migliorare la rigenerazione di organi danneggiati.
Tuttavia, non è ancora il momento di portare tutto questo nella pratica quotidiana. Servono ancora molti studi per capire:
- quanto devono durare esattamente i cicli di digiuno;
- chi può beneficiarne davvero e chi no;
- come evitare rischi per chi ha già problemi di salute o è debilitato.
Questo articolo è un sunto della ricerca pubblicata da Cell Stem Cell e non vuole essere un invito a iniziare cicli di digiuno autonomamente. Qualsiasi pratica di digiuno prolungato va effettuata esclusivamente sotto stretto controllo medico. Per approfondire l’argomento, puoi consultare lo studio originale a questo indirizzo:
https://www.cell.com/cell-stem-cell/fulltext/S1934-5909(14)00151-9










