Google ha licenziato 28 dipendenti in seguito a proteste interne contro il coinvolgimento dell’azienda in un contratto cloud da 1,2 miliardi di dollari con il governo israeliano. Noto come Project Nimbus, il contratto è stato assegnato nel 2021, per fornire servizi cloud a Israele. Secondo quanto riporta Wikipedia, Nimbus è un progetto di cloud computing del governo israeliano e delle sue forze armate creato per fornire al governo e all’establishment della difesa una soluzione cloud onnicomprensiva.
Gli ormai ex dipendenti avevano organizzato un sit-in di protesta di quasi 10 ore negli uffici di Google a New York e Sunnyvale, California, occupando anche l’ufficio del CEO di Google Cloud, Thomas Kurian. L’azione ha portato all’arresto di 9 dipendenti martedì sera, successivamente rilasciati, prima che Google procedesse con i licenziamenti.
Sit-in contro Project Nimbus : dettagli dell’incidente
Sembra che il sit-in sia stato organizzato dal gruppo “No Tech for Apartheid“; condannava il contratto Nimbus che Google condivide con Amazon. I manifestanti sostengono che il progetto Nimbus rafforzerà la sorveglianza del governo israeliano sui palestinesi. Questo porterà a ulteriori discriminazioni e sfollamenti. Durante il sit-in a Sunnyvale, i dipendenti hanno occupato l’ufficio di Kurian; sono rimasti lì fino a quando sono stati rimossi dalle forze dell’ordine.
Il vicepresidente della sicurezza globale di Google, Chris Rackow, ha definito i comportamenti dei dipendenti “inaccettabili, estremamente dirompenti e tali da far sentire minacciati i colleghi“. Rackow ha affermato che i licenziamenti sono stati decisi dopo un’indagine individuale. L’indagine ha svelato violazioni delle politiche aziendali, inclusi codici di condotta e politiche contro le molestie.
“Queste proteste facevano parte di una campagna di lunga data portata avanti da un gruppo di organizzazioni e persone che in gran parte non lavorano in Google“, ha detto un portavoce di Google in una nota. Ha aggiunto che alcuni dei loro uffici sono stati “violati e distrutti” da un piccolo numero di lavoratori.
“Impedire fisicamente il lavoro di altri dipendenti e impedire loro di accedere alle nostre strutture è una chiara violazione delle nostre politiche e un comportamento completamente inaccettabile“, ha affermato il portavoce. “Dopo aver rifiutato molteplici richieste di lasciare i locali, le forze dell’ordine si sono impegnate a rimuoverli per garantire la sicurezza dell’ufficio. Finora abbiamo concluso le indagini individuali che hanno portato alla cessazione del rapporto di lavoro per 28 dipendenti e continueremo a indagare e ad agire secondo necessità”.
Reazioni e conseguenze
Il gruppo “No Tech for Apartheid” ha condannato i licenziamenti come un “atto di ritorsione flagrante“; sostiene che Google abbia anteposto il contratto israeliano al rispetto dei propri dipendenti. Google ha affermato che il contratto Nimbus non riguarda carichi di lavoro militari sensibili o relativi a intelligence. Afferma che è limitato ai ministeri governativi israeliani.
Project Nimbus e licenziamenti : conclusione
I licenziamenti sembrano una risposta estrema al sit-in dei dipendenti. Anche se Google abbia il diritto di applicare le proprie politiche sul luogo di lavoro. L’azienda forse avrebbe potuto gestire la situazione in modo più equilibrato.
Le proteste hanno causato interruzioni delle operazioni aziendali, giustificando parzialmente l’azione disciplinare da parte di Google. Ma il tema delle aziende tecnologiche che collaborano con governi coinvolti in conflitti rimane un argomento delicato. Avrebbe sicuramente meritato un dibattito aperto e costruttivo.