Il governo Biden ha imposto ulteriori restrizioni, con un avviso di circa 450 pagine, all’esportazione di GPU per intelligenza artificiale e high performance computing (HPC) verso la Cina, nel tentativo di frenare lo sviluppo di tecnologie AI nel paese asiatico. Con le nuove restrizioni le GPU Nvidia A800 e H800 non potranno più essere esportate nel mercato cinese.
Blocco alla esportazione delle GPU A800 e H800
L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni sulle esportazioni di processori che potevano essere utilizzati da entità cinesi per costruire supercomputer con prestazioni superiori a 100 PetaFLOPS FP64 o 200 PetaFLOPS FP32 all’interno di un determinato spazio. Di conseguenza, Nvidia non potendo più vendere i suoi prodotti di punta delle serie A100, A100X e H100 a società con sede in Cina, sviluppò delle GPU con capacità limitate, esattamente le A800 e H800. Intel intraprese un’azione simile con le sue soluzioni Gaudi 2 destinate alla Cina.
Con le nuove restrizioni in atto, Nvidia non potrà più vendere neanche le GPU A800 e H800, che erano progettate appositamente per il mercato cinese e in conformità con le precedenti regolamentazioni. Questa regolamentazione limiterà anche le vendite in Cina delle GPU IA AMD, come Instinct MI300.
Tra una A100 e una A800 per il mercato cinese, la potenza computazionale era la stessa , però sulla A800 c’era una velocità di interconnessione NVlink limitata a 400GB/sec (contro i 600GB/sec) della A100. Inoltre la A800 può essere impilata in un rack di massimo 8 GPU (contro le 16 GPU di un rack A100). Con le nuove regolamentazioni ci sono ora limiti restrittivi anche computazionali che impediscono la vendita delle GPU A800 e H800 .
L’interconnessione NVLink è una tecnologia sviluppata da NVIDIA per collegare più unità di elaborazione grafica (GPU) tra loro al fine di migliorare le prestazioni e la scalabilità in applicazioni ad alte prestazioni, come il calcolo parallelo, il deep learning e altre applicazioni IA che richiedono grandi quantità di elaborazione.
A800 e H800 e la lista nera delle società cinesi
Oltre al bano sulle GPU Nvidia e alle restrizioni sulla potenza computazionale per l’IA, il governo USA ha inserito in una “Entity List” tredici aziende cinesi produttrici di GPU IA, tra cui la Biren Technology, Moore Threads e Cambricon.
L’inclusione in questa lista limita fortemente l’accesso da parte di queste società alle tecnologie statunitensi, impedendo potenzialmente la produzione dei loro chip grafici con i nodi produttivi avanzati di TSMC.
In una lettera aperta, Biren Technology ha affermato che “si oppone fermamente alla mossa del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti e cercherà attivamente di ricorrere in appello“. Ha inoltre sottolineato il suo rispetto delle leggi e dei regolamenti di tutte le nazioni e regioni in cui opera. Fondata nel 2019, Biren Technology, con sede a Shanghai, si concentra principalmente su sistemi informatici generici, fornendo varie soluzioni informatiche intelligenti.
Moore Threads Technology è un’altra società che ha rilasciato una lettera aperta di “forte protesta” per essere inclusa nella Entity List degli Stati Uniti. “Fin dalla sua istituzione, Moore Thread ha rispettato rigorosamente le leggi e i regolamenti dei paesi e delle regioni pertinenti, ha sempre aderito alla cultura aziendale e ai concetti di gestione legali e conformi e ha stabilito un solido sistema di gestione della conformità al controllo delle esportazioni e linee guida sui processi lavorativi“, ha affermato la lettera.
Moore Threads è stata fondata nell’ottobre 2020 e ha sede a Pechino. Dispone di un team esperto per la progettazione di chip completi nell’architettura GPU con core di calcolo integrati di grafica 3D autosviluppata, formazione e ragionamento AI, calcolo parallelo ad alte prestazioni e codec video ad altissima definizione.
“L’obiettivo è limitare l’accesso cinese ai semiconduttori avanzati che potrebbero alimentare innovazioni nell’intelligenza artificiale” ha dichiarato il Segretario al Commercio Gina Raimondo.
“La stragrande maggioranza dei semiconduttori rimarrà senza restrizioni. Ma quando identificheremo minacce alla sicurezza nazionale o ai diritti umani, agiremo con decisione e di concerto con i nostri alleati. L’obiettivo è lo stesso di sempre, ovvero limitare l’accesso della RPC ai semiconduttori avanzati che potrebbero alimentare scoperte nel campo dell’intelligenza artificiale. È vero che l’intelligenza artificiale ha il potenziale per enormi benefici per la società. Ma può anche causare danni enormi e profondi se finisce nelle mani sbagliate e negli eserciti sbagliati” ha affermato Raimondo.
Calo delle azioni Nvidia
Le azioni di Nvidia hanno subìto il loro peggior calo in oltre due mesi dopo che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha imposto le restrizioni sulle vendite dei processori sviluppati appositamente per il mercato cinese.
Nvidia ha dichiarato che le nuove regole potrebbero complicare lo sviluppo dei prodotti e comportare altre sfide, anche se i cambiamenti non comporteranno perdite finanziarie a breve termine.
Le azioni di Nvidia sono scese del 4,7% a $439,38 a New York, segnando il più grande calo in un solo giorno dal 9 agosto.
“Nel nostro lavoro di sviluppo di prodotti che supportano migliaia di applicazioni in una varietà di settori, rispettiamo tutte le regole applicabili“, ha dichiarato Nvidia. “Date le prospettive globali per la nostra produzione, non prevediamo un impatto significativo sui nostri risultati finanziari nel prossimo futuro.“
Morgan Stanley ha abbassato il prezzo obiettivo delle azioni Nvidia a causa del controllo delle esportazioni. Le azioni di aziende asiatiche legate ai chip e all’intelligenza artificiale sono scese dopo l’annuncio ufficiale degli Stati Uniti. Le azioni delle società di Pechino Unisplendour Corp. e Lenovo Group Ltd., che vendono attrezzature per i data center in Cina, sono scese di circa il 10%. I datacenter e i cloud center fanno un largo uso delle GPU IA.
Conclusione
Le nuove restrizioni rientrano nella stretta degli USA sulle esportazioni tecnologiche verso la Cina, con l’intento dichiarato di preservare la leadership americana nel settore dei chip e soprattutto con l’intento di salvaguardare la sicurezza nazionale. Sarà una battaglia contro i mulini al vento ?
Tuttavia, gli effetti di queste politiche protezionistiche sull’industria tecnologica globale restano da valutare. La Cina potrebbe reagire con contromisure, innescando una guerra commerciale tra superpotenze con conseguenze difficili da prevedere.