L’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) in ambito medico sta emergendo come un tema centrale; soprattutto con l’introduzione di strumenti come ChatGPT. Questi sistemi hanno mostrato potenziale nel riassumere cartelle cliniche, formulare diagnosi per determinate malattie e proporre raccomandazioni di trattamento iniziali. Tuttavia, molto lavoro rimane da fare prima che tali soluzioni possano essere implementate su larga scala.
ChatGPT come dottore virtuale: un esperimento
Il team guidato da Ruopeng An, scienziato dei dati presso la NYU, ha condotto uno studio per testare le capacità di ChatGPT in ambito medico. In un esperimento pubblicato nel Journal of Medical Internet Research, ChatGPT è stato messo alla prova su un gruppo di pazienti simulati. Inoltre, ha considerato nove diverse tipologie di malattie, sia trasmissibili che non trasmissibili. L’obiettivo: verificare se fosse in grado di diagnosticare correttamente malattie come diabete, ipertensione e tubercolosi; quindi, suggerire trattamenti appropriati.
Il risultato è stato promettente: ChatGPT ha formulato una diagnosi corretta nel 67% dei casi. L’accuratezza nella raccomandazione dei farmaci ha raggiunto il 59% al primo tentativo, migliorando fino all’82% considerando tutte le raccomandazioni successive. Tuttavia, un aspetto critico è emerso durante lo studio: in più della metà dei casi, il sistema ha raccomandato farmaci inutili o potenzialmente pericolosi, evidenziando la necessità di ulteriori miglioramenti prima che possa essere utilizzato in contesti reali.
ChatGPT dimostra maggiori successi con malattie non trasmissibili
Una delle osservazioni più rilevanti dello studio riguarda la differenza nella precisione diagnostica tra malattie non trasmissibili e trasmissibili. ChatGPT ha dimostrato una maggiore accuratezza nel diagnosticare patologie come il diabete o l’asma rispetto a malattie infettive come la tubercolosi o la sifilide. Questo potrebbe essere dovuto alla maggiore quantità di dati disponibili per le malattie croniche; queste malattie tendono ad avere sintomi più standardizzati rispetto a quelle infettive, che variano maggiormente a seconda del contesto.
L’IA, un potenziale nei paesi a basso reddito
L’intelligenza artificiale sta dimostrando capacità impressionanti nell’analisi medica. Una delle aree più interessanti in cui l’IA potrebbe fare la differenza è nei paesi a basso reddito. In molte regioni rurali di paesi come India e Cina, la precisione diagnostica dei medici può essere molto bassa; talvolta inferiore al 20%.
In questi contesti, strumenti come ChatGPT potrebbero fornire un valido supporto, soprattutto dove l’accesso alle cure è limitato. Tuttavia, come sottolinea An, è essenziale riconoscere che questi modelli di IA possono ancora generare informazioni imprecise e non sempre comprendono appieno il contesto dei pazienti.
Gli sviluppi tecnologici più promettenti potrebbero includere modelli multimodali in grado di analizzare pazienti; utilizzando non solo la conversazione, ma anche input visivi, segnali audio e biomarcatori. Questo approccio più olistico potrebbe migliorare notevolmente la precisione diagnostica e offrire un quadro più completo dello stato di salute del paziente.
Nonostante le potenzialità, il cammino verso l’integrazione dell’IA nel settore sanitario richiede prudenza. Come evidenziato dall’esperimento, l’accuratezza e la sicurezza rimangono questioni fondamentali, soprattutto in aree con scarse risorse. Ulteriori test e miglioramenti potrebbero rendere l’IA un alleato affidabile per i medici e un’opportunità reale per migliorare l’accesso alle cure sanitarie a livello globale.
Conclusioni
L’intelligenza artificiale si sta rivelando uno strumento prezioso per il supporto alla diagnosi medica; particolarmente in contesti con risorse limitate. Tuttavia, l’approccio deve essere equilibrato, l’IA va considerata come complemento e non sostituto del medico.
La tecnologia richiede ulteriori perfezionamenti, specialmente nell’ambito della sicurezza delle prescrizioni farmacologiche. Ma, il futuro della medicina vedrà probabilmente una sempre maggiore integrazione tra competenze umane e artificiali. L’obiettivo deve essere sempre quello di migliorare la qualità e l’accessibilità delle cure sanitarie.