L’Unione Europea ha dato il via libera a una riforma delle norme che regolano il rilascio e l’uso della patente di guida. Approvata dal Parlamento Europeo ieri, la revisione è orientata a ridurre gli incidenti stradali. Ogni anno quasi 20.000 persone trovano la morte sulle strade europee. L’obiettivo finale è di avvicinarsi il più possibile a zero vittime entro il 2050.
Le nuove regole, oltre a rafforzare i requisiti di sicurezza, introducono anche elementi moderni. Per esempio, la patente digitale, nuovi criteri per i neopatentati e una maggiore armonizzazione tra gli Stati membri. I cambiamenti riguardano tutti: dai diciassettenni che sognano di mettersi al volante, agli autisti di camion e autobus, fino ai semplici cittadini che ogni giorno si spostano in macchina.


Il testo legislativo entrerà in vigore dopo 20 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE. Gli Stati membri avranno poi tre anni per recepirlo nelle proprie leggi nazionali e un ulteriore anno per prepararne l’applicazione pratica.
Patente digitale, esami più completi e formazione rinnovata


Una delle novità più attese è l’introduzione della patente di guida digitale; diventerà progressivamente il formato principale in tutta l’Unione. Sarà accessibile tramite smartphone e integrata in un portafoglio digitale sviluppato a livello europeo. Inoltre, sarà valido in tutti i Paesi membri e potrà essere utilizzato anche come documento di identità. Tuttavia, il Parlamento ha voluto garantire la libertà di scelta: chi preferisce il formato fisico potrà richiederlo e riceverlo entro tre settimane senza costi aggiuntivi o ritardi ingiustificati.
Anche gli esami per ottenere la patente subiscono un aggiornamento sostanziale. I candidati dovranno dimostrare di conoscere i rischi legati ai punti ciechi; il funzionamento dei sistemi di assistenza alla guida; le corrette procedure per aprire le portiere senza mettere in pericolo ciclisti o pedoni; e soprattutto i pericoli legati all’uso dello smartphone al volante. La formazione pone ora un’enfasi maggiore sulla protezione degli utenti vulnerabili: pedoni, bambini, ciclisti e motociclisti.
Inoltre, prima del rilascio o del rinnovo della patente, sarà obbligatorio sottoporsi a un controllo medico che includa test visivi e cardiovascolari. Alcuni Paesi potranno sostituire questa visita con un’autocertificazione o altri strumenti nazionali, ma solo per patenti di categoria A e B.
Regole più stringenti per i neopatentati
Per la prima volta a livello europeo, viene introdotto un periodo probatorio minimo di due anni per i neopatentati. Durante questo lasso di tempo, le sanzioni per infrazioni gravi saranno più severe. Guidare sotto l’effetto di alcol, non allacciare la cintura o trasportare bambini senza sistemi di ritenuta adeguati comporterà conseguenze più pesanti rispetto agli automobilisti esperti.
Parallelamente, si aprono nuove opportunità per i giovani che vogliono intraprendere la carriera di autista professionista. I diciottenni potranno ottenere la patente per camion (categoria C) e i ventunenni quella per autobus (categoria D); a patto che possiedano il Certificato di Competenza Professionale. Senza questo attestato, i limiti di età restano rispettivamente a 21 e 24 anni.
Inoltre, i diciassettenni potranno conseguire la patente per autovetture (categoria B), ma dovranno guidare sempre accompagnati da un conducente esperto fino al compimento del diciottesimo anno. Si tratta di un modello già sperimentato con successo in diversi Paesi, che permette di acquisire esperienza in condizioni controllate.
Patente di guida: validità, sanzioni transfrontaliere e la mobilità europea
Le nuove regole ridefiniscono anche la durata di validità delle patenti. Per auto e motocicli, il documento sarà valido 15 anni. Ma gli Stati potranno ridurla a 10 anni se la patente funge anche da documento d’identità nazionale; come, per esempio, in Italia. Per camion e autobus, la validità si ferma a 5 anni, con controlli medici più frequenti. Inoltre, i conducenti con 65 anni o più avranno un periodo di validità più ridotto; con l’obbligo di sottoporsi a esami medici o corsi di aggiornamento più regolari.
Un altro aspetto della riforma è il rafforzamento dell’applicazione transfrontaliera delle sanzioni. Se un conducente viene multato o gli viene ritirata la patente in un Paese diverso da quello di residenza, l’autorità locale dovrà informare immediatamente lo Stato che ha rilasciato la patente. Questo meccanismo impedisce a chi commette gravi infrazioni — come guida in stato di ebbrezza, eccesso di velocità di almeno 50 km/h oltre il limite o coinvolgimento in incidenti mortali — di sfuggire alle conseguenze semplicemente tornando nel proprio Paese.
Il sistema punta a creare un’area di responsabilità comune, dove le regole valgono ovunque. Alla luce di tutto ciò, la riforma non si limita a modernizzare un documento; ridefinisce il rapporto tra cittadini, sicurezza e mobilità in un’Europa sempre più connessa. Entro il 2030, la patente digitale diventerà lo standard ovunque in Europa, rendendo gli spostamenti più fluidi e i controlli più efficienti.
Una trasformazione pragmatica e condivisa
La riforma delle patenti in Europa non nasce per caso. È il risultato di un lungo percorso di concertazione tra Commissione, Parlamento e stakeholder del trasporto. Ogni elemento è stato pensato per rispondere a problemi attuali; la digitalizzazione per snellire le procedure e migliorare i controlli; l’accesso anticipato alla guida per fronteggiare la carenza di autisti; l’aggiornamento della formazione per ridurre gli incidenti.
Si tratta di un compromesso che tenta di armonizzare le diversità normative tra i Paesi membri. Restano aperte alcune incognite, come la reale efficacia della patente digitale in contesti a bassa connettività, o la gestione degli aggiornamenti sanitari in forma autovalutata. Ma la direzione è quella di costruire un sistema europeo della mobilità più equo, efficiente e orientato alla prevenzione.










