Il 26 agosto 2025, alle 18:30 ora locale del Texas, SpaceX ha portato a termine il decimo volo di prova (Starship Flight 10) della sua colossale Starship. Dopo mesi di battute d’arresto e esplosioni che avevano messo in dubbio le capacità del programma Starship, SpaceX ha finalmente dimostrato che la sua nave spaziale più ambiziosa può ancora volare verso le stelle. Il decimo volo di test di Starship ha riportato l’azienda di Elon Musk sulla retta via; con un solo lancio sono stati rimossi tutti i dubbi sorti dalle precedenti missioni.

Dopo tre voli consecutivi nel 2025 che si erano conclusi con la perdita del veicolo, il team di SpaceX doveva dimostrare che i problemi identificati erano stati risolti. Il Super Heavy booster e la nave Starship hanno funzionato in perfetta sincronia; hanno eseguito ogni manovra prevista dal piano di volo con una precisione che ha fatto dimenticare i mesi bui del programma.
Starship non è solo il razzo più potente e grande mai costruito, con i suoi 16,7 milioni di libbre di spinta; è il veicolo che dovrebbe portare gli esseri umani su Marte e riportare gli astronauti americani sulla Luna entro il 2027. Il volo 10 ha dimostrato che SpaceX può ancora mantenere le sue promesse più audaci.
Starship 10: obiettivi raggiunti
I mesi precedenti al Flight 10 erano stati un incubo per SpaceX. Il Flight 7 e il Flight 8, lanciati rispettivamente a gennaio e marzo 2025, avevano visto entrambi la perdita del veicolo Starship in meno di dieci minuti dal decollo. Il Flight 9 di maggio era andato meglio, con la nave che aveva volato per circa 45 minuti; ma anche questa missione si era conclusa tragicamente quando il veicolo si era disintegrato durante il rientro nell’atmosfera terrestre.
Il colpo più duro era arrivato a giugno, quando un prototipo di Starship era esploso durante i test a terra presso la struttura Starbase in Texas. L’esplosione aveva completamente distrutto il veicolo, costringendo SpaceX a passare a un altro prototipo per il Flight 10.
Ma dietro ogni fallimento, i tecnici di SpaceX stavano raccogliendo dati cruciali. L’analisi del Flight 9 aveva rivelato che il problema principale era legato al sistema di pressurizzazione del serbatoio principale del carburante. Il diffusore che dirigeva il gas pressurizzato nel serbatoio non riusciva a gestire le sollecitazioni, causando il cedimento strutturale. Gli ingegneri hanno completamente riprogettato questo componente, rafforzandolo e migliorandone la capacità di dirigere il gas pressurizzato.

Per quanto riguarda il Super Heavy booster, la disintegrazione durante il Flight 9 era stata causata da forze inaspettatamente elevate sul tubo di trasferimento del carburante. Questo problema era emerso a causa dell’angolo di attacco più aggressivo utilizzato durante la discesa; una modifica intenzionale per testare i limiti del sistema.
SpaceX ha deciso di ridurre questo angolo, bilanciando la necessità di spingere i limiti con quella di mantenere l’integrità strutturale. L’esplosione di giugno era invece dovuta a danni non rilevati su un recipiente a pressione composito nella sezione del bay di carico; un problema risolto con ispezioni più rigorose e criteri di accettazione più severi.
Starship Flight 10: coreografia spaziale perfetta
Il decollo del 26 agosto ha mostrato immediatamente che qualcosa era cambiato. I 33 motori Raptor del Super Heavy si sono accesi con una sincronia perfetta; hanno sollevato i 120 metri di altezza del sistema Starship verso il cielo del Texas. La potenza erogata, equivalente a quella di 64 Boeing 747, ha spinto il razzo attraverso la fase più critica del volo; il Max Q, il punto di massima pressione dinamica dove le sollecitazioni sul veicolo raggiungono il picco.
La separazione tra il Super Heavy booster e la nave Starship è avvenuta senza intoppi dopo circa otto minuti di volo. Il cosiddetto “hot staging”, dove la nave si separa dal booster utilizzando la forza bruta dei propri motori, ha funzionato perfettamente. Mentre il Super Heavy iniziava la sua discesa pianificata verso il Golfo del Messico (ora ribattezzato Golfo d’America), Starship continuava la sua traiettoria verso l’orbita.

Il primo grande traguardo è arrivato circa 20 minuti dopo il lancio; quando Starship è riuscita ad aprire per la prima volta il suo bay di carico laterale. Otto simulatori di satelliti Starlink sono usciti dal veicolo uno alla volta. Questo test di deployment dei payload era fallito in tutte e tre le missioni precedenti del 2025.
Il secondo momento cruciale è arrivato 38 minuti dopo il decollo; ovvero quando uno dei motori Raptor di Starship si è riacceso nello spazio dopo essere stato volutamente spento. Questa capacità di riaccensione in orbita è essenziale per le future missioni operative; sia per manovre orbitali che per il controllo della discesa.
Starship Flight 10 : la fase di rientro
Per il rientro del Flight 10, l’azienda ha deliberatamente rimosso un numero considerevole di piastrelle termiche dalla superficie di Starship, esponendo intenzionalmente aree vulnerabili del veicolo alle temperature estreme del rientro atmosferico. L’idea era quella di raccogliere dati su materiali alternativi; incluso uno con raffreddamento attivo, spingendo il veicolo oltre i suoi limiti operativi normali.
Il rientro è iniziato circa 45 minuti dopo il lancio; quando Starship ha iniziato a penetrare nell’atmosfera terrestre a oltre 26.000 chilometri all’ora. Le immagini trasmesse in diretta mostravano il veicolo che si illuminava di un rosa vibrante; il colore caratteristico del plasma che si forma quando un oggetto viaggia a velocità ipersonica attraverso l’atmosfera. Le temperature sulla superficie di Starship hanno raggiunto oltre 2.500 gradi Fahrenheit (circa 1370 °C).
A circa due minuti dall’inizio del rientro, una sezione del “skirt” posteriore di Starship si è staccata, mandando detriti nello spazio. Nonostante il danno visibile, Starship ha continuato a scendere in modo controllato. Il veicolo ha resistito abbastanza a lungo per completare la manovra di atterraggio; accendendo i motori, capovolgendosi e tuffandosi nell’Oceano Indiano esattamente 66,5 minuti dopo il decollo. Il tutto è stato video registrato da una telecamera posta su una boa nell’Oceano.

Il Flight 10 ha anche dimostrato che l’approccio “fail fast, learn faster” di SpaceX, spesso criticato dopo i recenti fallimenti, può ancora produrre risultati. Ogni esplosione, ogni fallimento, ogni frammento di dati raccolto ha contribuito al successo di questa missione.
Impatto strategico della missione

Il successo del Flight 10 arriva in un momento cruciale per la politica spaziale americana. Con la Cina che pianifica di portare astronauti sulla Luna entro il 2030, la NASA è sotto pressione per mantenere il programma Artemis III in calendario per il 2027. Starship è il sistema di atterraggio lunare scelto dalla NASA per questa missione; con un contratto da 2,9 miliardi di dollari che lega il destino del programma lunare americano al successo di SpaceX.
Il programma Starship ha anche implicazioni per Marte. Questa ambiziosa timeline dipende dalla capacità di SpaceX di far volare Starship in modo affidabile e frequente; qualcosa che sembrava impossibile solo pochi mesi fa ma che ora appare nuovamente alla portata.
La finestra di trasferimento verso Marte si aprirà tra ottobre e dicembre 2026. SpaceX vuole lanciare cinque Starship senza equipaggio carichi di rifornimenti e impianti ISRU (In-Situ Resource Utilization). Ogni nave richiederà 14 lanci di rifornimento per riempire i serbatoi in orbita e partire verso il pianeta rosso.
La NASA, intanto, ha fissato per metà 2027 la missione Artemis III; due astronauti scenderanno sulla Luna a bordo di una Starship modificata. I tecnici stanno lavorando a nuovi rivestimenti in fibra di carbonio per resistere a 2500 °C al rientro; inoltre sensori di pressione sul serbatoio per prevenire bolle di vapore, e software di guida per atterraggi precisi su terreni accidentati.
I tempi stringono, ma il sogno resta acceso
Il successo del Flight 10 chiude un capitolo difficile nella storia di Starship e ne apre uno nuovo, pieno di possibilità. Elon Musk ha promesso una cadenza di lancio più rapida per i prossimi tre voli, con missioni ogni 3-4 settimane. Se questa promessa verrà mantenuta, potremmo vedere il Flight 11 già entro la fine di settembre 2025.
La roadmap futura di SpaceX è ambiziosa quanto sempre. Il prossimo grande traguardo sarà il rifornimento in orbita; una nave Starship trasferirà carburante a un’altra, una manovra mai tentata prima su questa scala ma essenziale per le missioni lunari e marziane. SpaceX ha indicato che tenterà questo test nel 2026; una timeline che sembrava irrealistica solo pochi mesi fa ma che ora appare nuovamente credibile.
L’aspetto economico è altrettanto importante. Starlink, la costellazione di satelliti internet di SpaceX, finanzia gran parte dello sviluppo di Starship attraverso i ricavi del servizio. Ma il futuro di Starlink dipende anche da Starship stesso; il razzo gigante dovrebbe essere in grado di trasportare almeno 60 satelliti Starlink per volta. Il tutto per accelerare la costruzione della megacostellazione di satelliti; secondo i piani di SpaceX dovrebbero orbitare circa 34000 satelliti Starlink. Il successo del deployment di payload nel Flight 10 dimostra che questa capacità non è più solo teorica.
La nave spaziale che è decollata ieri 26 agosto dal Texas è il simbolo di un’industria spaziale in trasformazione; dove i fallimenti sono trampolini di lancio e i successi aprono porte verso mondi nuovi. Con Starship di nuovo in volo, i sogni di basi permanenti su Luna e Marte non sembrano più fantascienza, ma progetti di ingegneria in fase di sviluppo. Il gigante spaziale è tornato, e questa volta sembra pronto per restare.