Servo, il motore web open source, ha rilasciato ieri la prima versione, Servo 0.0.1. Il progetto, nato nei laboratori Mozilla nel 2012 e quasi abbandonato, oggi un progetto indipendente rinato sotto l’egida della Linux Foundation Europe. La versione attuale è ancora rudimentale e instabile; tuttavia, offre dei binari precompilati per una varietà di piattaforme tra cui Linux, Windows, Android e macOS ARM. Si può scaricare pubblicamente da GitHub.


Nonostante sia descritto come un “rilascio minimale“, consente agli sviluppatori di sperimentare con un motore di rendering scritto completamente in Rust; linguaggio progettato per prevenire errori di memoria e migliorare la sicurezza a basso livello. L’obiettivo è di offrire un’alternativa leggera e performante per chi desidera integrare tecnologie web all’interno delle proprie applicazioni, senza dover caricare l’intero peso di un browser tradizionale.
La notizia ha sorpreso molti, abituati a considerare Servo un progetto dormiente dopo il suo distacco da Mozilla. Invece, il progetto è vivo, attivo e ora ha un piano di rilascio cadenzato: una nuova versione ogni mese.
Caratteristiche tecniche di Servo
Servo si distingue per diverse caratteristiche tecniche. Prima di tutto, la sua architettura è stata concepita per essere altamente parallela; sfrutta al massimo le capacità dei processori multi-core moderni. Quindi, offre prestazioni superiori, specialmente nel rendering di pagine web complesse e nell’esecuzione di script JavaScript. Inoltre, la natura modulare di Servo, favorita dall’uso di Rust e del suo sistema di crate, permette una maggiore flessibilità nell’integrazione del motore in diverse applicazioni; inclusi sistemi embedded e dispositivi IoT.


Un altro punto di forza è la sicurezza della memoria. Rust elimina intere categorie di bug comuni in C++ come i “use after free” o i buffer overflow. Teoricamente Servo diventa più resistente a vulnerabilità critiche. Un altro aspetto da considerare è la disponibilità di binari compilati per diverse architetture; per esempio, Windows e Linux x64, Android ARM64, macOS x64 e per la prima volta macOS su Apple Silicon (ARM64). Questa novità permette di eseguire Servo sui recenti Mac con chip Apple Silicon senza dover ricompilare il codice sorgente. Mancano ancora build native per ARM Linux e ARM Windows, ma l’espansione dell’ecosistema è evidente.
Tuttavia, Servo è ancora in una fase molto precoce di sviluppo. Molte funzionalità web moderne non sono ancora implementate o abilitate di default. Anche l’interfaccia utente del browser di prova (il “servoshell”) è spoglia e manca di molte funzionalità presenti in un browser completo. Nonostante queste limitazioni, il potenziale di Servo è innegabile; specialmente per applicazioni che richiedono un motore di rendering leggero e sicuro, come kiosk mode, applicazioni embedded o browser per dispositivi a bassissime risorse.
Installazione su sistemi Linux
Il pacchetto viene distribuito come un archivio .tar.gz che, una volta estratto, contiene l’eseguibile servo. Tuttavia, al primo avvio, è molto probabile incappare in errori legati a librerie condivise mancanti. Un messaggio comune è error while loading shared libraries: libgstwebrtc-1.0.so.0: cannot open shared object file. Questo indica che il sistema non ha installato i plugin GStreamer necessari per il supporto WebRTC. La soluzione è l’installazione del pacchetto libgstreamer-plugins-bad1.0-0 tramite il gestore di pacchetti della propria distribuzione.
Un altro errore frequente è symbol lookup error: undefined symbol: gst_webrtc_data_channel_state_get_type. Suggerisce una versione di GStreamer non completamente allineata con quella usata per compilare il binario di Servo. Infine, potrebbe mancare anche la libreria libunwind-x86_64.so.8; basta installare il pacchetto libunwind8.
Non è un prodotto “pronto all’uso” per il pubblico. È uno strumento per sviluppatori che hanno familiarità con l’ambiente Linux e con la risoluzione di dipendenze. Ogni mese verrà pubblicata una versione stabile basata su un build nightly recente; sarà accompagnata da test manuali per identificare bug evidenti o regressioni. Non ci sono piani per distribuire questi binari su piattaforme come Crates.io o negli app store: i file sono disponibili solo su GitHub come snapshot firmati.
Conclusioni
Dopo anni di stasi e di passaggio da Mozilla alla Linux Foundation, Servo torna ad avere una presenza riconoscibile nel panorama dei browser engine. La scelta di non promettere troppo, di non distribuire via canali mainstream, e di dichiarare apertamente i limiti attuali, è apprezzabile.


Per chi lavora nello sviluppo software avanzato, nel rendering 3D o in ambienti embedded, Servo può essere uno strumento da osservare da vicino. Non è pronto per sostituire Firefox o Chrome, ma può ispirare nuovi paradigmi di integrazione web. Se il progetto manterrà apertura e aggiornamenti costanti, potrebbe diventare una delle piattaforme di test più interessanti del settore nei prossimi anni.










