Git rappresenta il sistema di controllo versione distribuito su cui si basa l’ecosistema open source e aziendale; è molto vicino al rilascio della versione 3.0. Tuttavia, la nuova versione introduce un elemento che già fa discutere: Rust diventerà obbligatorio per compilare Git. Non è un semplice aggiornamento tecnico, ma una decisione che tocca le fondamenta stesse del progetto.
La proposta è nata da una Request for Comments (RFC) pubblicata da Patrick Steinhardt, che ha presentato una serie di patch pensate per testare l’integrazione di Rust all’interno del core di Git. In passato, Git aveva già sperimentato con Rust, integrandolo in maniera opzionale a partire dalla versione 2.49 tramite FFI (foreign function interface). Questa volta, però, con Git 3.0, Rust diventerà una dipendenza non aggirabile. Il cambiamento è giustificato attraverso tre obiettivi principali: creare un’infrastruttura di build solida per Rust; concedere tempo ai maintainer delle distribuzioni per adeguare i toolchain; e annunciare con chiarezza che il futuro di Git passerà da Rust.


Il dibattito all’interno della community è profondamente culturale. Passare da un codice scritto interamente in C a un’integrazione forzata con Rust significa anche ridefinire le regole non scritte su cui Git è stato costruito per decenni. Se da un lato si parla di sicurezza, performance e modernità, dall’altro emergono dubbi legati alla compatibilità con sistemi legacy e ambienti con risorse limitate.
Rust: i motivi dell’adozione
L’adozione di Rust all’interno di Git non è casuale. La community di sviluppo ha individuato in questo linguaggio alcune qualità che lo rendono particolarmente adatto a un progetto della portata di Git. Un primo motivo riguarda la sicurezza della memoria. Rust, grazie al suo sistema di ownership e borrowing, riduce drasticamente la possibilità di incorrere in bug critici come buffer overflow, use-after-free e race condition. Problemi che in un sistema come Git, che gestisce dati sorgente altamente sensibili, possono avere conseguenze serie.
Un altro aspetto è la concorrenza sicura. Rust permette di scrivere codice concorrente evitando molti errori tipici del C. Questo significa miglioramenti delle performance soprattutto su repository molto grandi o in flussi di lavoro CI/CD intensivi. Inoltre, rappresenta anche un modo per rendere Git più manutenibile nel lungo periodo.
L’integrazione di Rust consente anche di sfruttare tooling moderni; per esempio, Cargo, che facilita la gestione delle dipendenze e la costruzione del progetto. La comunità Git, riconosce che Rust può rappresentare una risorsa preziosa, anche solo come supporto al codice esistente. Tuttavia, l’adozione di Rust come dipendenza obbligatoria non è priva di rischi. Alcuni ambienti, in particolare quelli embedded o datati, potrebbero non essere compatibili o avere difficoltà nel supportare il toolchain Rust.
Le conseguenze della transizione
Passare da un supporto opzionale a un requisito rigido comporta implicazioni che vanno ben oltre il lato tecnico. Introdurre Rust come dipendenza fissa significa ridefinire l’intero flusso di sviluppo e distribuzione di Git. Per mitigare i rischi, il team di Git ha previsto l’introduzione di nuovi job CI chiamati “breaking-changes”. Sono strumenti con il compito di rilevare in anticipo incompatibilità e regressioni legate ai componenti Rust. In questo modo si protegge la stabilità del progetto e si dà agli sviluppatori e manutentori una base più solida su cui operare.
In pratica, per la stragrande maggioranza dei programmatori che usano Git tramite binari precompilati, non cambierà nulla. La complessità si sposterà su chi compila Git da sorgente o integra il tool in ambienti personalizzati.
Rust: conclusione
L’integrazione obbligatoria di Rust in Git 3.0 è una scelta tecnica e anche un segnale forte che la community vuole inviare. Rafforzare la sicurezza, migliorare la manutenzione e aprire le porte a nuovi strumenti più moderni. Ci sono anche implicazioni più sottili; l’integrazione di Rust significa abbracciare una cultura della programmazione più rigorosa, orientata alla prevenzione degli errori alla radice.
Tuttavia, il progetto non impone subito una riscrittura totale del codice; ma parte da moduli semplici e isolati, come il sottosistema “varint.c”. Questa scelta consente test mirati e una valutazione controllata dell’impatto di Rust nel ciclo di sviluppo di Git.
Nel tempo, l’adozione di Rust si espanderà. Il team ha già previsto l’inserimento di CI specifici per monitorare regressioni e incompatibilità. Tutto questo per garantire che l’integrazione non causi discontinuità nell’adozione da parte delle distribuzioni o nella compilazione su piattaforme meno diffuse.










