Clair Obscur: Expedition 33 ha dominato i The Game Awards 2025, conquistando ben 9 premi su 11 nomination, incluso il prestigioso Game of the Year. Un trionfo senza precedenti per uno studio al debutto come Sandfall Interactive. Tuttavia, pochi giorni dopo il gioco è stato squalificato dagli Indie Game Awards per l’utilizzo di intelligenza artificiale generativa durante lo sviluppo.


L’organizzazione Six One Indie degli Indie Game Awards, ha revocato i premi GOTY (Game of the Year) e Best Debut Game, assegnandoli rispettivamente a Blue Prince e Sorry We’re Closed. La vicenda ha riacceso un confronto già incandescente sull’uso dell’AI nel settore videoludico; un tema che coinvolge non solo piccoli studi indie, ma anche colossi come Larian Studios e EA.
L’uso dell’AI generativa in Clair Obscur: cosa è successo
La questione è emersa già ad aprile 2025, quando alcuni giocatori hanno individuato texture sospette all’interno del gioco, come immagini su giornali affissi ai lampioni. Sandfall Interactive ha inizialmente negato qualsiasi utilizzo di AI generativa, dichiarando ai media che “nel gioco non c’è nulla creato con AI“.
Nondimeno, un’intervista al produttore François Meurisse pubblicata dal quotidiano spagnolo El País raccontava una storia diversa: “Usiamo un po’ di AI, ma non molto“. Questa dichiarazione, risalente a luglio, è tornata virale a dicembre grazie al giornalista Gene Park. Lo studio ha poi chiarito che l’AI era stata usata sperimentalmente per creare placeholder temporanei; le texture incriminate sarebbero finite nel prodotto finale per un errore di QA e sono state rimosse entro quattro giorni dal lancio. Nonostante le correzioni, gli Indie Game Awards hanno applicato rigidamente il loro regolamento anti-AI.
La community si divide: tra regole violate e proporzionalità della sanzione
Le opinioni online si sono polarizzate rapidamente. Su Reddit, molti hanno definito la sanzione eccessiva per un uso così marginale dell’AI; altri hanno sottolineato che Sandfall aveva dichiarato il falso al momento della candidatura, violando esplicitamente le regole. Questa seconda posizione ha guadagnato terreno quando è emerso che lo studio aveva firmato un documento attestante l’assenza di contenuti generati con AI. Altri ancora hanno accusato i fan di Hollow Knight: Silksong di alimentare la polemica per rivalità. Il punto centrale resta: dove tracciare il confine tra uso accettabile e inaccettabile dell’AI ?
La vicenda di Clair Obscur ha fatto da detonatore per un confronto più ampio che ha coinvolto nomi illustri. Pochi giorni prima, Swen Vincke, CEO di Larian Studios, aveva ammesso che lo studio utilizza AI generativa per “esplorare idee, sviluppare concept art e scrivere testi placeholder” nel nuovo Divinity. Le sue parole hanno scatenato critiche feroci.
Anche Battlefield 6 di EA è finito sotto accusa per presunti asset cosmetici generati con AI; i giocatori hanno segnalato anomalie visive tipiche della generazione automatica in alcuni adesivi a tema invernale.
La nostra opinione è che le regole degli Indie Game Awards appaiono già anacronistiche rispetto alla realtà in cui viviamo. Basti pensare ad Unreal Engine 5, uno dei motori principali per la creazione di videogiochi, che già integra moltissimi strumenti AI. Funzionalità come la generazione procedurale di texture, l’animazione automatica dei personaggi e l’ottimizzazione degli asset sono ormai parte del pacchetto standard. Questo significa che qualsiasi sviluppatore che utilizzi UE5 sta tecnicamente impiegando intelligenza artificiale, spesso senza nemmeno rendersene conto.
Clair Obscur e il futuro dei premi videoludici nell’era dell’AI
La revoca dei premi a Clair Obscur: Expedition 33 solleva interrogativi profondi sul futuro delle competizioni videoludiche. Se l’AI diventa onnipresente nei workflow di sviluppo, ha senso escludere i giochi che la utilizzano? E come verificare l’effettivo impiego di questi strumenti ? Gli Indie Game Awards hanno scelto una linea dura, ma altri eventi potrebbero optare per approcci più sfumati.
Intanto, il gioco di Sandfall resta un successo commerciale con oltre 4,4 milioni di copie vendute; la revoca non ne intacca la qualità. Quello che cambia è la percezione: in un’industria sempre più automatizzata, l’onestà comunicativa diventa un valore.
Vietare l’AI nei prodotti finali mentre la si accetta negli strumenti di sviluppo crea una contraddizione difficile da sostenere. Il confine tra “AI accettabile” e “AI vietata” diventa sempre più sfumato; forse la vera domanda non è più se usare l’AI, ma come e con quale trasparenza comunicarla al pubblico. Chi saprà raccontare chiaramente le proprie scelte produttive guadagnerà la fiducia dei giocatori. Chi invece nasconderà l’uso dell’AI rischia di pagare un prezzo reputazionale alto, come dimostra questo caso. Il 2026 potrebbe essere l’anno in cui l’industria dovrà finalmente stabilire linee guida condivise.










