Lunedì 20 ottobre 2025, alle 20:00, il canale britannico Channel 4 ha trasmesso il documentario dal titolo, Will AI Take My Job?. Già di per sé provocatorio, prometteva un’indagine sul futuro del lavoro in un’epoca dominata dall’AI. Ma nessuno si aspettava che il conduttore stesso fosse parte integrante dell’esperimento: un presentatore AI.
Per la prima volta nella storia della televisione britannica, un intero programma è stato condotto da un’entità non umana. Aisha Gaban è un’ancora digitale generata interamente da algoritmi. Nel finale, con una rivelazione studiata per colpire, la voce di Aisha confessa: “Io non sono reale. Per la prima volta in Inghilterra, sono un presentatore AI”.


Channel 4, noto per la sua vocazione sperimentale, ha dimostrato quanto sia facile oggi creare contenuti visivi credibili senza l’intervento umano diretto. Il documentario è prodotto da Kalel Productions. Mette a confronto professionisti umani con sistemi AI in settori come la medicina, la fotografia di moda e il diritto.
Eppure, la vera sfida sta nel cuore stesso della narrazione. Il pubblico, ignaro, ha ascoltato una guida sintetica con la stessa fiducia riservata a un volto noto dello schermo. Questo dettaglio rende l’esperimento non solo tecnico, ma etico e culturale.
Come nasce un presentatore AI
La creazione di questo primo documentario della televisione britannica è il risultato di una collaborazione; Channel 4 e due aziende specializzate: Seraphinne Vallora, un marchio di moda AI, e Kalel Productions. Il processo coinvolge l’utilizzo di prompt specifici per generare un essere digitale capace di convincere davanti alla telecamera.
Nick Parnes, CEO di Kalel Productions, descrive il progetto come “un’altra iniziativa rischiosa ma avvincente“. Il risultato finale è quasi indistinguibile da una persona reale. Tuttavia, alcuni spettatori più attenti hanno notato piccoli dettagli sospetti; per esempio, una leggera sfocatura intorno alla bocca della presentatrice mentre parlava. Anche il nome scelto per la conduttrice virtuale, Aisha Gaban, conteneva un indizio che alcuni spettatori hanno decifrato prima della rivelazione finale.
Louisa Compton, responsabile delle notizie e degli affari correnti di Channel 4, chiarisce che “l’utilizzo di un presentatore AI non è qualcosa che diventerà un’abitudine su Channel 4“. Il focus rimane sul “giornalismo premium, verificato, imparziale e affidabile“; qualcosa che l’IA non è ancora in grado di fornire. Tuttavia, riconosce che l’esperimento serve come “utile promemoria di quanto potenzialmente dirompente possa essere l’IA e di quanto sia facile ingannare il pubblico con contenuti che non hanno modo di verificare“.
Il progetto è stato realizzato nel pieno rispetto delle linee guida editoriali di Channel 4 sull’uso etico dell’intelligenza artificiale; incluso l’impegno alla trasparenza e alla divulgazione quando viene utilizzata l’IA.
Le reazioni del pubblico
Le reazioni del pubblico a questo esperimento televisivo sono miste e vivaci. Molti spettatori hanno condiviso le loro opinioni sui social media. Alcuni avevano già intuito la natura sintetica del presentatore. Altri, invece, hanno espresso un senso di disagio profondo. Un commento su Deadline Hollywood lo ha definito “terrifying”, parola che riassume molto bene il misto di fascinazione e paura suscitato dall’esperimento.
Anche le critiche non mancano. Molti accusano Channel 4 di sfruttare una “gimmick” banale in un momento in cui la fiducia nel giornalismo è già fragile. Altri vedono nell’iniziativa un attacco velato ai lavoratori del settore, in un periodo di crescente automazione.
Adam Vandermark, editor responsabile, aggiunge un tocco di ironia: “L’AI non poteva fare il lavoro di un giornalista investigativo. O forse sì? È troppo presto per dirlo”. Questa ambiguità è voluta. Il documentario non vuole dare risposte, ma porre domande sulla credibilità delle immagini e sulla nostra capacità di distinguere il reale dal simulato.
Conclusioni
L’esperimento di Channel 4 non è solo una curiosità tecnologica. È uno specchio che riflette le tensioni del nostro tempo. Video deepfake, voci sintetiche, immagini generate: tutto può essere costruito, manipolato, falsificato con pochi clic. Il documentario Will AI Take My Job? sfrutta questa ambiguità per farci riflettere su un paradosso: più la tecnologia diventa realistica, più diventa pericolosa.
Il fatto che un conduttore AI possa apparire credibile per quasi un’ora intera dimostra quanto sia facile ingannare il pubblico. Channel 4 ha scelto di rivelare la verità alla fine, rispettando le proprie linee guida editoriali sull’uso etico dell’AI. Ma cosa succede quando nessuno rivela nulla? Cosa succede quando la finzione diventa indistinguibile dalla realtà, e nessuno si prende la briga di avvertirci? L’obiettivo del programma non è sostituire i giornalisti con algoritmi. È ricordarci che la fiducia va guadagnata, non data per scontata. E storie come quella di Aisha Gaban sono necessarie non per spaventarci, ma per svegliarci.










