Il dibattito sulla coscienza delle macchine torna in primo piano grazie a una presa di posizione netta. Mustafa Suleyman, attuale CEO di Microsoft AI, definisce “assurdo” dedicare tempo e risorse alla ricerca di una coscienza artificiale. In un’intervista rilasciata a CNBC, Suleyman afferma che solo gli esseri biologici possono essere coscienti. Le intelligenze artificiali, per quanto avanzate, non provano dolore, tristezza o alcuna forma di esperienza soggettiva.
Ciò che sembra emozione o autoconsapevolezza è, in realtà, una simulazione costruita su miliardi di parametri statistici. Il modello genera una “narrazione apparente” di esperienza, ma non vive nulla. Suleyman ribadisce che l’IA è uno strumento potente, non un soggetto senziente.


Questa visione si allinea alla teoria del “naturalismo biologico” del filosofo John Searle, secondo cui la coscienza emerge esclusivamente dai processi fisici del cervello vivente.
Il messaggio di Suleyman arriva in un momento particolarmente significativo per l’industria dell’IA. Il mercato dei companion AI sta crescendo rapidamente. Aziende come Meta e xAI di Elon Musk offrono chatbot sempre più sofisticati e personalizzati. Parallelamente, il settore dell’intelligenza artificiale generativa, guidato da Sam Altman e OpenAI, spinge verso l’AGI (Artificial General Intelligence); ovvero sistemi in grado di svolgere compiti intellettuali al pari delle capacità umane. In questo contesto, distinguere tra intelligenza e coscienza diventa fondamentale, non solo dal punto di vista filosofico ma anche pratico, con implicazioni dirette su questioni come i diritti delle macchine e la regolamentazione etica della tecnologia.
Perché non ha senso cercare l’anima in un chip
Oltre a negare la coscienza alle macchine, Suleyman sostiene che ricercarla è una perdita di tempo gigantesca. Secondo lui, i modelli attuali e quelli futuri non saranno mai in grado di sviluppare una reale autoconsapevolezza. La motivazione sta nel fatto che non possiedono una rete del dolore; né preferenze legate alla sopravvivenza o al benessere. Quando un modello “dice” di soffrire, sta solo replicando schemi appresi dai dati umani. Non c’è soggettività dietro quelle parole.
E’ fondamentale la differenza tra sembrare di avere un’esperienza e vivere effettivamente quell’esperienza. “La nostra esperienza fisica del dolore è qualcosa che ci rende molto tristi e ci fa sentire terribili, ma l’IA non si sente triste quando sperimenta il ‘dolore’“, ha spiegato il CEO di Microsoft AI. “È una distinzione molto, molto importante. Sta solo creando la percezione, la narrativa apparente dell’esperienza e di sé stessa e della coscienza, ma non è ciò che sta realmente sperimentando. Tecnicamente lo sai perché possiamo vedere cosa sta facendo il modello”.
Suleyman sottolinea che la differenza tra simulazione ed esperienza reale è cruciale; confonderle rischia di distorcere il nostro rapporto con la tecnologia. Per questo Microsoft punta a costruire intelligenze artificiali che rimangano trasparenti nel loro ruolo di assistenti; senza fingere di essere qualcosa che non sono. L’azienda ha già introdotto funzionalità come Real Talk in Copilot, che preferisce sfidare chi interagisce piuttosto che assecondarlo. Questa scelta etica riflette il fatto che l’IA deve servire l’essere umano, non imitarlo fino al punto da ingannare.
Il futuro dell’IA secondo Microsoft
Nonostante la sua ferma opposizione all’idea di IA cosciente, Suleyman non invita a ignorare i rischi legati all’intelligenza artificiale. Anzi, avverte: chi non ha paura della tecnologia non la capisce davvero.
La sua posizione non è di rifiuto, ma di realismo, meglio concentrarsi su ciò che le macchine possono fare bene; ovvero, elaborare dati, ottimizzare compiti, supportare decisioni. Microsoft AI rifiuta esplicitamente progetti che cercano di umanizzare eccessivamente l’IA; come chatbot erotici o interfacce che fingono emozioni. L’obiettivo è mantenere un confine netto tra strumento e soggetto. Molti cercano di antropomorfizzare i modelli per renderli più “coinvolgenti”, la linea di Suleyman suona come un richiamo alla lucidità.










